CR7 fa tris (con pieno merito), però Neuer…
Di Emanuele SaccardoEra il segreto di Pulcinella già prima del campionato mondiale brasiliano, forse anche da prima della magica notte di Lisbona nella quale lui, portoghese, sollevò al cielo la Decima del Real Madrid. Vuoi per i 61 gol stagionali, vuoi per i numeri pazzeschi con la maglia delle Merengues (ad oggi 285 gol in 274 gare ufficiali, in pratica 1,04 a partita). E’ diventata semi certezza dopo la conquista della vecchia Coppa Intercontinentale, da qualche giorno il suo nome forse era già inciso sul Pallone d’Oro. Da ieri mattina gli spifferi si sono trasformati in correnti concrete: Cristiano Ronaldo, per gli amici solo CR7, ha vinto il Pallone d’Oro 2014, il terzo personale nonché secondo consecutivo, con il 37,66% dei consensi.
Era il segreto di Pulcinella, appunto, con buona pace di Platini che avrebbe voluto un tedesco in cima al podio; con la rassegnazione di Leo Messi, nemesi di CR7, uscito dai radar del primo posto da un paio di stagioni comunque sempre giocate a livelli da fuoriclasse. Se la concorrenza però ha il profilo di un altro super eroe del pallone, beh, puoi anche alzare bandiera bianca e accettare l’argento (15,76%). Lo scorso anno Cristiano Ronaldo aveva ricevuto il premio tra le lacrime, ieri lo ha sottolineato con un urlo liberatorio, un “sììììì!” sparato in faccia alla platea che testimonia quanto CR7 sia lontano dalle dichiarazioni di facciata (tipo: non sono ossessionato da questo premio). Eh no, lui ci tiene ed è giusto così, esistono anche i riconoscimenti professionali personali che sanciscono in un istante il valore dei sacrifici fatti per arrivarci.
Cristiano Ronaldo dos Santos Aveiro è un ragazzo umile, a dispetto dell’immagine da copertina, del patrimonio da capogiro e della fidanzata modella Irina Shaik. Per diventare CR7 i sacrifici sono stati tanti. Sì, sei stato adottato da un dio di solito bizzoso, quello del calcio; sì, ti ha baciato donandoti un fisico di alto livello e basi tecniche perfette per avere tra i piedi un pallone. Ma non è facile lasciare a 18 anni il sole del Portogallo e la voce dell’oceano per approdare nella fredda e grigia Manchester. Forse qualche lacrima c’è stata, magari quando ti spedivano con la palla in mezzo alla neve per dribblare gli alberi, perché dicevano che eri lento.
No, non dev’essere stata una passeggiata diventare CR7. Ma questo giovane uomo e padre ha la testa ben piantata sul collo, da molti anni, sa che il lavoro è stretto parente dei risultati, sa che i risultati sono l’anticamera della gloria. Insomma, gli si può anche volere bene. Cristiano Ronaldo ha detto di volersi migliorare ancora, di voler raggiungere Messi a quota 4 trionfi. Impallidiscono Crujiff, Platini e Van Basten, a dire la verità anche noi: più forte di così? Oltre cosa esisterà, l’iperspazio?
C’è anche chi rosica naturalmente, chi per la delusione si sta mangiando le unghie. Pardon, la punta dei guantoni. Manuel Neuer, semi insuperabile baluardo della Germania campione del Mondo e Numero Uno del Bayern Monaco, non è riuscito a scalzare dal primo posto il fuoriclasse del Real Madrid. Anzi, è addirittura scivolato sul gradino più basso del podio (battuto da Messi per un misero 0,04%). Peccato, i numeri li aveva: 407 presenze in carriera e soltanto 336 reti al passivo, un triplete con il club ancora ben piantato nella memoria e, soprattutto, il titolo mondiale della scorsa estate. Puoi essere un portiere 3.0 come Neuer, completo tra i pali, nell’area di competenza e da libero aggiunto alla squadra; ma se ti devi misurare con l’egemonia lusitano-argentina degli ultimi 7 anni, beh, di imparabile c’è ben poco. Se aggiungiamo che storicamente il Pallone d’Oro viene assegnato a chi la butta dentro (con rare eccezioni: l’ultima è targata Fabio Cannavaro nel 2006, che vinse su un altro estremo difensore, tale Gigi Buffon) piuttosto che a chi la tiene fuori…
Forse Neuer avrà avuto la sensazione di essere come un fuoriclasse della Fisica che si trovi a competere con Einstein: e quando vinco? Lo consolerà magari il fatto che l’ormai sbiadito ricordo del Pallone d’Oro assegnato a Jašin, nel lontano 1963, resta l’unico precedente in cui fu premiato un portiere. Magra consolazione, ma la vita continua. Continuerà anche per Cristiano Ronaldo che, probabilmente, avrà già messo in nota di tenersi un pomeriggio libero per il gennaio del 2016.
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