Milan-Torino 0-0. Analisi e commenti della giornata sportiva.
Di Alessandro LugliFabrizio Biasin, giornalista sportivo e opinionista televisivo, è intervenuto nel “Processo di Sportiva” per parlare dell’Inter e di Icardi: “Buona la sua prestazione con la Juve. Se poi si vuol tradurre una festa di compleanno in un festino e un giocatore che va a vedere una partita molto importante in una distrazione, significa voler creare un caso sul nulla. E’ un ragazzo che non ha creato e non crea mai problemi, a differenza di una marea di giocatori meno in vista che fanno le 4 in discoteca. La partita con il PSV? Molto difficile, si sottovaluta molto la capacità di questa squadra, ma ha disputato un campionato incredibile e ha perso solo una partita. Sarà un partita impegnativa, sperando che il Barca faccia il suo dovere. Ronaldo? Si è parlato tanto di lui come un campione arrivato in Italia, ma con tutti questi polveroni si sta facendo di tutto per mandarne via un altro come Icardi”.
Così Stefano Cecchi nel Microfono Aperto di Radio Sportiva: “Ljajic e Cerci mi hanno illuso, pensavo potessero diventare grandi giocatori e invece sono rimasti inespressi. Al contrario, all’inizio non pensavo che Batistuta potesse diventare così forte. Esonerare Spalletti? Sta facendo benino. In estate mi sembrava che l’Inter potesse avere una rosa da secondo posto, invece è già a -14. Qualche colpa del tecnico c’è, però è anche vero che sta giocando senza Perisic e Nainggolan al top. Inzaghi è corresponsabile della situazione del Bologna. È una squadra strutturalmente debole, costruita complessivamente male”.
Alessandro Gamberini, ex difensore della nostra Serie A e della Nazionale, ha parlato a Radio Sportiva: “Il Napoli può farcela a Liverpool, Ancelotti saprà preparare al meglio questa sfida. Koulibaly saprà fermare Salah, insieme a Skriniar è il centrale più forte della Serie A, in prospettiva anche uno dei top in Europa. Il Bologna sta attraversando un periodo di difficoltà, ma non conosco il motivo. Inzaghi saprà portare fuori la squadra dalla zona retrocessione. Dal Cagliari in giù sono tutte in lotta per non retrocedere e non c’è una squadra materasso. Bisogna vedere chi è più attrezzato, soprattutto mentalmente, per affrontare il periodo decisivo della stagione. Prandelli ha grandissima esperienza ed è capace, avrà bisogno di tempo per far rendere al meglio il Genoa. Mi stupisce che sia rimasto così a lungo senza una panchina in Serie A. Ho profonda stima per Pioli, la politica della Fiorentina è molto interessante. Hanno le carte in regola per conquistarsi un posto in Europa, dipende da se e quando matureranno i tanti giovani in rosa
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Evaristo Beccalossi, bandiera dell’Inter, ha parlato a Radio Sportiva: “L’obiettivo è vincere e non pensare ad altro. Prima si dovrà battere il PSV, poi si guarderà il Tottenham sapendo che servono due risultati su tre. A livello societario l’Inter si sta muovendo bene, l’anno prossimo dovrà tornare a competere con la Juventus. Qualche problema a centrocampo c’è, Spalletti non ha molte scelte. Non si è ancora visto il vero Nainggolan, probabilmente sarà come un nuovo acquisto a gennaio. Icardi al Bernabeu per River-Boca? Ci ho messo più io ad attraversare Milano che lui ad andare a Madrid. Non intaccherà il suo rendimento contro il PSV. Handanovic? Ha salvato tante volte l’Inter, qualche errore ci può stare. Le cose positive superano quelle negative, è un portiere affidabile e di ottimo rendimento”
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Fabrizio Lucchesi, ex dirigente anche della Roma, ha parlato ai microfoni di Radio Sportiva: “C’è un insieme di responsabilità e di situazioni che si esplicita in risultati al di sotto delle previsioni. Anche se per me la rosa giallorossa non è all’altezza di Juve, Napoli e delle milanesi. La spiegazione del crollo di Cagliari è semplice, c’è stato un calo di tensione perché si pensava che la partita fosse finita. E anche un pizzico di fortuna degli avversari. L’assenza di De Rossi si sta facendo sentire. Schick? Le grandi aspettative possono rendere pesante la maglia da portare. Mi auguro di cuore che possa raggiungere la zona Champions, ma è difficile”.
Così Pierpaolo Marino nel Microfono Aperto di Radio Sportiva: “Il Milan ha necessità di avere almeno un’altra punta in rosa. Dopo il no di Ibrahimovic, Quagliarella potrebbe essere un nome buono. Due motivi del no di Ibrahimovic al Milan, uno economico e l’altro di coscienza. Ha ritenuto che tornare a Milano in condizioni non all’altezza delle aspettative non era l’ideale. Non esonererei Di Francesco, la Roma è qualificata agli ottavi di Champions per merito suo e questo porta entrate economiche. E una società sensibile agli introiti dovrebbe ricordarselo. Comunque non credo che sia lui il maggiore responsabile della situazione. Il Torino verrà fuori nel girone di ritorno e lotterà per l’Europa League grazie a Mazzarri; contro il Milan ha fatto una bella partita”
Stefano Borghi, giornalista che per Dazn ha commentato River-Boca, finale di ritorno di Libertadores finita 3-2, ha parlato a Radio Sportiva: “Bella la cornice del Bernabeu, ma è stato brutto portare via River-Boca dall’Argentina. Il River ha vinto giustamente perché ha una squadra e un allenatore migliori. I valori alla distanza sono usciti fuori.
Quintero? Dopo Mondiale e Libertadores vale dieci vale di più dei 3,5 milioni spesi dal River per riscattarlo dal Porto. Sono tanti i giocatori che rendono bene in un contesto e meno in un altro. Penso al Tanque Silva, che in Sudamerica era dominante e in Italia alla Fiorentina era un pesce fuor d’acqua. Tra i talenti ‘europeizzabili’ il migliore è stato Palacios. Credo che la partita di ieri sia stata solo la prima di tante partite che giocherà al Bernabeu, visto che il Real Madrid lo ha già acquistato.
Il River Plate è una delle migliori espressioni del calcio sudamericano dell’ultimo decennio, sicuramente la migliore dal Santos di Neymar. La vincitrice della Libertadores incassa 10 milioni di euro, quella della Champions League 110, il rapporto è 1/10 e lascia pensare che, con risorse più equilibrate, chissà come potrebbe evolvere il calcio sudamericano. Ad esempio, Pity Martinez è un giocatore che avrebbe fatto comodo a tante squadre europee e italiane, ma a gennaio andrà a giocare in MLS ad Atlanta. In Italia tante volte non si pensa ad investire una cifra importante su un giocatore già formato, ma su un giovane per poi magari generare una plusvalenza futura”.
Arrivano novità importanti sul fronte Davide Astori. Il capitano della Fiorentina, tragicamente scomparso nella notte del 4 marzo scorso, poteva essere fermato in seguito a due precedenti referti medici che aveva messo in evidenza dei problemi. C’erano stati due campanelli d’allarme prima della sua tragica morte. Gli elettrocardiogrammi effettuati dal capitano della Fiorentina Davide Astori per ottenere il certificato di idoneità sportiva avevano evidenziato extrasistoli ventricolari. Questa è la novità riportata da La Nazione che parla degli esami effettuati dall’ex capitano viola nel luglio 2016 e nello stesso mese dell’anno successivo. Come scrive il quotidiano, Astori aveva evidenziato una forma iniziale di cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro. Questa, detta anche displasia aritmogena del ventricolo destro, è una malattia che uccide progressivamente le cellule del miocardio, sostituendole con cellule di grasso e fibrose che possono ostacolare il funzionamento elettrico del cuore, scatenando pericolosi cortocircuiti, potenzialmente mortali. Ecco perché la procura di Firenze ha aperto un’inchiesta per capire meglio se Astori doveva essere sottoposto ad esami più approfonditi o se addirittura sarebbe dovuto essere fermato dalla sua attività.
Rammarico per le occasioni create e non sfruttate ma soddisfazione per la prestazione della sua squadra contro il Milan. Mix di emozioni per Walter Mazzarri dopo lo 0-0 del suo Torino a San Siro. “Quando giochi così bene contro una squadra così forte, devi andare in vantaggio. Poi nel finale ci siamo abbassati troppo e potevamo perdere”, ha detto il tecnico dei granata. “Un po’ di rammarico c’è perché ero convinto si potesse vincere. Poi un punto contro un Milan così è anche una bella iniezione di fiducia di autostima per il futuro”.
Era la partita del ricordo a Gigi Radice, storico giocatore rossonero della squadra che conquistò la Champions del 1963 e allenatore granata dello scudetto 1975-76. Era la partita che poteva dare alla squadra di Gattuso la possibilità di confermare ancor di più la zona Champions scappando da Roma e Lazio, avvicinandosi all’Inter, e a quella di Mazzarri di sognare l’Europa League. A San Siro la sfida tra Milan e Torino finisce 0-0, un risultato che non accontenta nessuna della due formazioni, ma che forse rispecchia quanto visto in campo. Toro quasi in vantaggio, poi il Var – Gattuso torna al 4-4-2 dopo aver recuperato dalla squalifica Higuain, espulso per le proteste all’arbitro Mazzoleni contro i suoi ex della Juve. Il ‘Pipita’ agisce insieme a Patrick Cutrone davanti, mentre a centrocampo Suso, Kessié, Bakayoko e Calhanoglu sono pronti a supportare i due attaccanti. Dietro confermata la coppia difensiva titolare contro il Parma: Calabria, Abate, Zapata e Rodriguez a coprire Donnarumma. Mazzarri schiera il Toro con un 3-5-2: Sirigu in porta, Izzo, Nkolou, Djidji in difesa, centrocampo a cinque con Aina, Rincon, Meité, Baselli, Ansaldi e davanti la coppia Iago Falque, Belotti, chiamato a duello personale contro Higuain.
A partire meglio nel primo quarto d’ora è il Torino con Iago Falque che al 5’ chiama subito al miracolo Donnarumma: da cross di Ansaldi dalla sinistra, l’ex Roma gira di testa in porta ma il portiere campano in tuffo manda la palla sopra la traversa. Il Milan si fa vedere solo con qualche iniziativa di uno scatenato Cutrone e con due cross dal fondo sballati di Calabria e Rodriguez.
Il Toro è più pericoloso e va vicino al gol in altre due occasioni. Prima con un tiro di Meité all’11’ (sbaglia Calabria a non uscire in anticipo sul pallone) con il centrocampista che corre fino all’area di rigore e sbaglia il tiro con il mancino. Poi con Rincon sei minuti dopo e stavolta sì, il pubblico di San Siro di fede rossonera è rimasto ammutolito per qualche secondo. Rincon sfrutta l’amnesia di Kessié ed entra in area dalla sinistra: il cross al centro arriva sulla testa del ‘Gallo’ Belotti che di testa in girata anticipa Abate e Zapata, ma la palla finisce alta di poco sopra la traversa. Il Milan cerca di scuotersi e al 25’ ecco arrivare la prima occasione. Dalla destra Suso tenta il cross, ma il probabile 1-0 di testa di Calhanoglu viene annullato all’ultimo da un ottimo intervento di Izzo, che manda in calcio d’angolo. I rossoneri, come un buon vino, crescono con il passare del tempo e al 33’ sfiorano il vantaggio. Higuain parte in contropiede e si trova in un due contro uno davanti a Nkolou, ma invece di allargarla sulla destra per Suso calcia in porta: il difensore del Torino è bravo a murare il tiro dell’argentino ma la palla finisce sui piedi di Cutrone che calcia senza troppo pensarci, Sirigu, però, mette in angolo. I granata quando attaccano danno sempre la sensazione di essere pericolosi e al 40’ potrebbero passare in vantaggio. Ancora con Belotti, che controlla dal limite dell’area e calcia a girare con il mancino: la palla viene deviata da Zapata e gira pericolosamente a fil di palo, ma è ancora Donnarumma con un guizzo a mette in angolo. Due interventi strepitosi quelli del portiere campano, che esulta come se avesse segnato un gol per la difficoltà della parata. L’ultima sussulto del match, dopo un contropiede pericoloso, l’ennesimo per il Milan, sbagliato da Higuain e Suso, arriva dopo un tiro del ‘Pipita’ dal limite toccato dal braccio di Nkolou dentro l’area. L’arbitro Orsato dopo il silent-check si affida al Var, ma opta per la rimessa dal fondo lasciando alle tv nel post-partita il commento per un fallo molto dubbio.
Forcing Milan, Cutrone si divora il gol – Nei primi minuti della ripresa è il Torino a provare l’attacco vincente, con il Milan pronto ad attaccare in contropiede. Non succede nulla fino al 57’ quando da calcio d’angolo sulla sinistra (fallo di Calhanoglu su Ola Aina) Izzo incorna malamente alto. Un minuto dopo è Belotti a provarci da fuori, ma la palla finisce ampiamente a largo della porta di Donnarumma. Calhanoglu fa disperare San Siro al 60’ ciabattando un assist di Higuain dalla sinistra dell’area. Un botta e risposta continuo, perché a spaventare la squadra di Gattuso al 64’ è Iago Falque che manda in curva il cross basso dalla destra di Ola Aina.
Il Milan va però concretamente vicino al vantaggio al 72’ con Castillejo (da poco entrato al posto di uno spento Calhanoglu): dopo un cross basso di Calabria dalla destra, la zampata vincente dello spagnolo viene deviata da Izzo e la palla rotola a fil di palo. I rossoneri insistono e fanno sussultare San Siro al’81’ con un contropiede pericoloso: Bakayoko interrompe un’azione del Toro a centrocampo e la dà a Castillejo, che allarga prontamente per Suso. Lo spagnolo dopo aver puntato un difensore calcia con il destro ma la palla finisce sull’esterno della rete. I padroni di casa non si fermano e ci provano anche con Higuain due minuti dopo, ma il tiro dell’argentino dopo lo stop di petto di Castillejo viene messo in angolo da Rincon.
Il preludio all’occasione più ghiotta del secondo tempo per i rossoneri fallita incredibilmente da Cutrone: una palla finita sul dischetto dell’area per Kessié vede l’ivoriano liberare di tacco il numero 63 che davanti a Sirigu manda incredibilmente fuori con il destro. L’ultima brivido, nei quattro di recupero, lo dà Higuain con un colpo di testa su ribattuta di Kessié, ma Djidji salva a pochi passi dalla linea una pallone che sarebbe finito sicuramente in rete. I rossoneri rimangono a +1 dalla Lazio al quarto posto, i granata sesti a quota 22. Un tempo giocato meglio a testa, e per Gigi Radice, che avrà visto la partita dall’alto di San Siro, forse va bene così.
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