Ottavi Champions: Roma sprecona, Real ai quarti

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Real Madrid-RomaReal Madrid – Roma 2-0 (and. 2-0, tot. 4-0)

64′ Ronaldo, 68′ J. Rodriguez

Regola aurea del calcio: vince chi fa più gol dell’avversario. Semplice, cristallino. Anche se a volte – diciamo pure spesso – noi italiani ce ne dimentichiamo, puntando tutto sulla fase difensiva. Quando capita che un allenatore illuminato, diciamo lo Spalletti di turno, decide di mantenere fede alla regola d’oro di cui sopra, ci si può anche divertire. Perché il tecnico di Certaldo ha sotto mano la Roma, squadra con bocche da fuoco di un certo spessore. Perché il tecnico sopra citato ha, casomai, un paio di reti da recuperare al Real Madrid. Perché i Merengues in questione non hanno, attualmente, un reparto arretrato impermeabile alle scorribande avversarie.

Vince chi fa più gol. Già. Spiegatelo oggi a Dzeko e Salah, le bocche da fuoco della Roma partite per Madrid scordando a Trigoria i caricatori. Con i se e i ma la storia non si fa, detto mille e più volte; se però il bosniaco e l’egiziano avessero ricordato di portare in Spagna le munizioni, oggi magari staremmo raccontando un’impresa. Invece gli errori fatali e grossolani di Dzeko (14′) e Salah (28′ e 50′), quando ancora il punteggio al Bernabeu non si schiodava dallo 0-0, hanno pesato e pesano nel verdetto definitivo che spedisce a casa la Roma mandando ai quarti il Real.

Certo, la qualificazione era già stata messa in ghiaccio da Zidane e soci nel match dell’Olimpico. Quella era una Roma che stava maturando certe consapevolezze, in procinto di assumere un’identità precisa (e stiamo comunque parlando di sole 3 settimane fa, pensate alla mole di lavoro fatta da Spalletti). Il Real Madrid, dal canto suo, era ed è una creatura poco omogenea ma efficace, non fosse altro perché la davanti ha gente tipo Cristiano Ronaldo, Bale, Benzema o James Rodriguez. Al netto del valore assoluto di CR7 (in questa stagione 13 reti in 8 gare di Champions, e il pubblico spesso lo fischia), forse che la Roma ha meno talento offensivo dei Blancos? In parte sì, ma la differenza è mentale: al Real sono abituati a certe gare, soprattutto a vincerle. A Roma no.

E per scavalcare determinati ostacoli europei, serve quel tipo di convinzione che è in grado anche di chiamare dalla tua parte un pochino di fortuna (viene in mente, parlando del Real, la zuccata di Ramos al 94′ della finale di Champions contro l’Atletico Madrid). Florenzi e Perotti ci hanno anche provato, ma Navas ha deciso di fare il fenomeno proprio quando serviva. Episodi, sorte a favore, semplice bravura. Decidete voi.

Alla Roma rimane comunque la consapevolezza di essere cresciuta ancora un po’, di essere in ogni caso uscita dalla Champions a testa alta. Fa strano dirlo dopo uno 0-4 complessivo; ma la sensazione che non ci sarebbe stato spazio per uno 0-7 in 90 minuti era forte, sin dal calcio d’inizio della gara di andata. La Roma è davvero cambiata. Forse il peccato originale di Spalletti, per ciò che concerne la partita di ieri sera, è da scovare nella formazione iniziale: un 4-2-3-1 fin troppo offensivo, con un centravanti vero e 3 mezze punte a sostegno. L’idea era, quindi, che il Real avrebbe impostato la gara in modo attendista.

Così non è stato e, per paradosso, alla Roma stava anche bene per via di quelle praterie aperte verso la porta di Navas. Ma se le bocche da fuoco giallorosse sono arrivate a Madrid disarmate, se El Shaarawy per una sera ha deciso di vestire i panni del pacifista… non c’era nulla da fare. E le reti di Ronaldo e Rodriguez, in rapida successione nella ripresa, sono state soltanto una logica conseguenza di un’altra regola aurea pallonara: a gol sbagliato, gol subito.

Peccato, peccato davvero. L’unico forse a uscire sorridente dalla pancia del Bernabeu è stato Francesco Totti: al momento del suo ingresso in campo a rilevare lo spento Elsha, il pubblico gli ha riservato la standing ovation. Com’era capitato a Pirlo e Del Piero prima di lui. Un atto per niente dovuto, semplicemente i tifosi del Real Madrid sono palati fini, pronti a spellarsi le mani per i talenti puri che il calcio ha saputo e sa offrire. Specie se a quasi 40 anni sono ancora lì, sul prato, a tentare di incantare.

ALTRE GARE OTTAVI CHAMPIONS – RITORNO:

Wolfsburg – Gent 1-0 (and. 3-2, tot. 4-2, qualificato Wolfsburg)

 


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