Europa League: Fiorentina no, Napoli… ni
Di Emanuele SaccardoLa serata di Europa League dedicata alle italiane non lascia in eredità segnali incoraggianti. Intanto perché, complessivamente, di italiano in campo c’è stato proprio poco: su 28 giocatori impiegati in totale da Fiorentina e Napoli, soltanto 3 erano “fatti in casa” e tutti alla corte partenopea (Maggio e Insigne dal primo minuto, Gabbiadini a gara in corso). Prendendo in esame anche chi non ha giocato e gli allenatori, su 38 elementi gli italiani sono in tutto 5, incluso Montella – per la cronaca, la Fiorentina in rosa aveva il solo Aquilani a tenere in mano il moccolo tricolore. Non per essere bacchettoni, ma alla faccia del rilancio calcistico di casa nostra. Venendo ai puri fatti di cronaca, il ko secco e senza appello della Viola lascia pochissimo spazio all’ottimismo in ottica qualificazione. Il Napoli, uscito dal San Paolo con un pareggio tutt’altro che piacevole, dovrà sudarsi (e molto) il pass per la finale; nella speranza che l’arbitro designato non abbia preso lezioni dal norvegese Moen, parso – eufemisticamente – inadeguato.
17′ e 52′ Aleix Vidal, 75′ Gameiro
La Fiorentina non aveva mai perso nelle 12 precedenti gare di Europa League, in trasferta aveva raccolto soltanto successi o pareggi. Il Siviglia, detentore del trofeo, arrivava da 8 vittorie interne consecutive. Le premesse per un match scoppiettante c’erano tutte, anche perché nei ranghi dei gigliati molti giocatori sono spagnoli o parlano come prima lingua quella di Cervantes, alcuni hanno pure militato a lungo nella Liga (ad esempio Joaquin, odiatissimo per il suo passato con il Betis, o Borja Valero arrivato dal Villareal). Una sorta di derby dai confini larghissimi, potremmo dire. E, nelle stracittadine europee, il Siviglia ha una marcia in più. Emery è ormai un esperto, l’Europa League non ha segreti per lui e per il suo gruppo.
Non è un caso, quindi, che dal punto di vista della convinzione e della tenuta psicologica nei momenti delicati delle partite, gli andalusi abbiano qualcosa in più rispetto alla Fiorentina. Basta guardare la prima parte della sfida: Gomez e Mati Fernandez sbagliano di tutto davanti alla porta sivigliana, danno la sensazione di poter trovare il vantaggio prima e il pari poi (dopo il gol di Vidal che apre le danze). Ma non c’è la cattiveria giusta e, forse, qualche interprete viola ha la gamba un po’ tremula. Dall’altra parte, al contrario, non si scompongono nemmeno le pettinature: trovato il primo vantaggio, il Siviglia giostra con velocità, sicurezza e ordine, senza vacillare quando i toscani premono forte. Premesse che spostano definitivamente gli equilibri nella ripresa.
La Fiorentina scompare dalla partita dopo il raddoppio firmato ancora da Vidal, sul quale Badel (serataccia, uscito anche malconcio, vittima di una zuccata) e Neto hanno più di qualche responsabilità. Montella può recriminare soltanto per un rigore non concesso ai danni di Joaquin, ma è poca cosa dopo il tracollo sancito dal 3-0 di Gameiro, autore del tap-in dopo una manciata di secondi dal suo ingresso. Nel complesso la Fiorentina ha dimostrato di non essere ancora pronta per traguardi prestigiosi, il Siviglia ha ribadito il contrario: in tre occasioni gli andalusi sono approdati alle semifinali, e in tutte hanno raggiunto la finale. Di più: l’hanno poi sempre vinta. Montella lo sa.
50′ David Lopez (N), 81′ Seleznyov (D)
Bicchiere mezzo pieno? Mezzo vuoto? Non chiedetelo al presidente De Laurentiis, per carità. Lui nel bicchiere ci metterebbe del latte scaduto da offrire all’arbitro Moen e, soprattutto, a Michel Platini. Il Numero Uno della Uefa è diventato ieri sera il bersaglio dell’ira funesta partenopea, espressa senza troppi giri di parole dal presidente azzurro a margine del pari contestato del Dnipro. Un doppio, chiaro e attivo fuorigioco che manda all’aria il vantaggio costruito con fatica dal Napoli e fa esplodere De Laurentiis. Secondo lui Platini è un monarca, l’Europa League un teatrino che non vale nulla (“Noi lo facciamo solo per arrivare in Champions”) ed è tutto combinato per far vincere il Siviglia.
Diremmo di no, caro Presidente. Il Siviglia ha strapazzato la Fiorentina perché è più forte di Montella & C., il suo Napoli ha certo ragione di sentirsi “scippato”, ma se avesse concretizzato tutte le occasioni di Higuain nella ripresa, quella rete del Dnipro sarebbe stata poco o per nulla influente. Con 14 calci d’angolo a favore e almeno 4 palle gol capitate al Pipita, il Napoli doveva e poteva fare di più. Certo, 6 arbitri presenti e una svista del genere sulla rete del 1-1 avrebbero mandato di traverso la giornata anche al Padreterno. Resta però la sintesi di cui sopra sulle occasioni a favore dei partenopei.
Nel primo tempo il Napoli non riesce a scardinare il discreto impianto difensivo costruito da Markevych, tecnico degli ucraini; anzi, la sola parata della frazione è di Andujar. Ma dopo il riposo entra in campo un altro Napoli e il vantaggio arriva subito: sugli sviluppi di un corner battuto da Insigne, David Lopez insacca il suo primo pallone da quando veste la maglia azzurra, facendo ribollire il catino del San Paolo. Come detto, da lì in avanti è un monologo napoletano, che però non trova altre gioie per imprecisione di Higuain e, soprattutto, per le parate di Boyko. Più avanti arriva la doccia fredda firmata – in fuorigioco, giusto ribadirlo – da Seleznyov, entrato da un minuto appena. Se Benitez e i suoi vogliono riportare il Napoli in finale Uefa dopo 26 anni, in Ucraina servirà la partita perfetta. E un gol, un solo dannatissimo gol.
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