Fiorentina demolita, Juventus in finale

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Matri-BonucciFiorentina-Juventus 0-3 (and. 2-1, tot. 2-4)

21′ Matri, 44′ Pereyra, 59′ Bonucci

Allegri aveva detto: “Io ci credo”. La forza e la bravura del tecnico toscano, oltre che tattica, è stata ed è mentale perché è riuscito a trasmettere le proprie sensazioni positive a tutta la squadra. Tutta. Anche a quei giocatori meno impiegati durante il corso della stagione. Così, pure senza Pogba, Pirlo e Tevez (fermato precauzionalmente alla vigilia del match con la Fiorentina per un risentimento muscolare), la Juventus tesse l’ennesimo capolavoro del suo 2015.

Un secco 3-0 al Franchi che ribalta il 2-1 per i Viola maturato nella gara di andata a Torino. Un tris che vale parecchio e non soltanto perché regala ai bianconeri l’accesso alla finalissima: la creatura di Montella viaggia con il vento in poppa sia in campionato (dove prosegue la caccia al posto Champions) che in Europa League. In più, è l’unico Club ad aver espugnato lo Juventus Stadium. Allegri, poi, ha sfatato il tabù che perseguitava la Vecchia Signora in Coppa Italia: mai, infatti, la Juve aveva ribaltato un risultato negativo casalingo, 7 volte su altrettanti precedenti era uscita di scena.

Questa volta no, a dimostrazione che la solidità juventina continua a crescere indipendentemente dagli interpreti in campo. La buona stella di Allegri si conferma con la scelta di inserire dal primo minuto Matri anziché Llorente, per sostituire l’acciaccato Tevez. Mossa azzeccata perché l’ex di turno è il primo a punire la Fiorentina e a spianare la strada verso la rimonta; che si concretizza a pochi spiccioli dal riposo con il tap-in di Pereyra (quasi una fotocopia della rete all’Empoli), bravo a ribadire in rete il tiro respinto da Neto sulla conclusione di Morata.

Nella ripresa ti aspetti una Viola arrembante (con un gol si andrebbe ai supplementari), ma non è serata: Montella non trova le contromisure giuste, Salah non è la solita mina vagante, la difesa dormicchia e il centrocampo non la protegge adeguatamente. Non basta nemmeno la verve di Diamanti, entrato forse troppo tardi e comunque dopo il colpo del ko firmato Bonucci, lesto – e indisturbato – a calciare di volo sugli sviluppi di un calcio d’angolo. Sul 3-0 la Fiorentina ha un moto d’orgoglio nel finale, ma la diga della Juventus tiene con l’inserimento di Ogbonna e nonostante l’inferiorità numerica per l’espulsione (un filo eccessiva) di Morata. Entra anche Llorente per Coman, a sua volta subentrato da poco a Matri, per dare più peso difensivo sulle palle inattive della Fiorentina. Mossa perfetta anche questa, perché il primo intervento della punta spagnola è un’incornata a liberare davanti a Storari.

Montella mastica amaro, recrimina per la rete annullata a Salah ad inizio gara (ma il fallo in attacco dell’egiziano è parso netto), sorvola su quella di Rodriguez (fuorigioco sacrosanto) e riflette sull’atteggiamento dei suoi, troppo lenti nel giro palla e insolitamente imprecisi, contratti. Merito soprattutto dell’avversario, una Juve con il vento a favore. Buona stella, dicevamo, quella che potrebbe diventare la Decima in Coppa Italia e che si tradurrebbe appunto in stella d’argento sulle maglie della Juventus. Nessuno ci è mai riuscito, Allegri insegue l’impresa senza dimenticare il campionato (ormai una pura formalità) e soprattutto i quarti di Champions con il Monaco. Nessuno pronuncia la parola triplete, ma sognare non costa. E i sogni, comunque, si costruiscono una partita alla volta.


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