Europa L.: in finale sarà TriSiviglia contro il folle Liverpool
Di Emanuele SaccardoNon ci sarà il tanto paventato poker di squadre spagnole nelle due finali europee e da un lato è meglio così. Per l’ultimo atto dell’Europa League, in programma a Basilea il 18 maggio, non avremmo potuto immaginare compagini migliori di Liverpool e Siviglia. Spiace per Villareal e Shakhtar, ma i Reds e gli andalusi sono lo specchio in cui si rimira la crescita del torneo continentale considerato ancora meno nobile rispetto alla sorella Champions. A torto, aggiungiamo. Perché il Liverpool è un inno al gioco offensivo, alla follia della giovane età dei suoi interpreti (la media è di 25,4 anni); è la conferma che Klopp è davvero un mago, la cui bacchetta magica non poteva non incontrare prima o poi Anfield, il teatro perfetto per materializzare rimonte. E il Siviglia non ha bisogno d’essere presentato: una squadra che approda alla terza finale consecutiva in Europa League, ha qualcosa di speciale. E’ la conferma che la fortuna aiuta gli audaci, quelli che sanno programmare e osare.
Liverpool – Villareal 3-0 (and. 0-1, tot. 3-1)
7′ aut. Bruno Soriano (V), 63′ Sturridge (L), 81′ Lallana (L)
Al Liverpool serviva l’ennesima rimonta in Europa, anche se questa volta c’era un solo gol da recuperare; sì, però era pur sempre una semifinale europea di fronte al Villareal, non l’ultima arrivata in fatto di esperienza internazionale. Infatti i primissimi minuti sono un incubo per il Liverpool, costretto ad aggrapparsi al proprio estremo Mignolet per non capitolare e dover fare i conti con una remuntada assai più complessa. Ma passata la paura, i Reds trovano subito il gol che riequilibra la doppia sfida: bastano 7 minuti e su assist di Firmino da sinistra irrompe Sturridge che, con un liscio sotto porta, manda fuori giri Soriano che vede carambolare la sfera prima sul suo corpo e poi in rete.
Il “sottomarino giallo” accusa il colpo ma non molla, anzi, prova a mettere ancora ripetutamente i brividi al Liverpool. I padroni di casa però non si intimidiscono, Klopp predica grinta e baricentro alto, verticalizzazioni rapide e cambi di gioco. Tutto resta in equilibrio sino al quarto d’ora della ripresa, quando un altro assist di Firmino libera centralmente in area Sturridge (la difesa del Villareal parecchio rivedibile nella circostanza), bravo e freddo a bucare Areola sotto le gambe. La sfera bacia il palo interno e Anfield esplode. Gara in discesa ma agli ospiti basterebbe un gol per eliminare il Liverpool. Klopp lo sa, i suoi anche e vanno alla ricerca della rete-sicurezza, anche costringendo gli ospiti all’inferiorità numerica (Ruiz espulso per doppia ammonizione).
Il pass per Basilea giunge a 10′ dal termine: è ancora Firmino a metterci lo scarpino con un cross basso da sinistra, lisciato di nuovo da Sturridge che però, in questo modo, serve involontariamente Lallana a pochi centimetri da Areola; facile per lui bucare la porta del Villareal per la terza volta, facile credere al fuorigioco che tuttavia non c’è. A questo punto è davvero finita e può scattare la festa del Liverpool: la qualificazione alla finale è una sorta di miracolo, tenuto conto che Klopp ha preso in mano la squadra soltanto a gennaio. Un po’ come Zidane con il Real Madrid.
Siviglia – Shakhtar D. 3-1 (and. 2-2, tot. 5-3)
9′ e 47′ Gameiro (SI), 44′ Eduardo (SH), 59′ Mariano (SI)
Alla fine, come da recente tradizione, l’ha spuntata il Siviglia. Ancora una volta sono gli andalusi a mettersi in tasca il biglietto per la finale di Europa League, un record difficile da ripetere. Ancora più difficile sarebbe emulare una eventuale, ennesima vittoria. Emery non è meno mago di Klopp, tutt’altro, per certi versi lo è anche di più: il valore della rosa del Siviglia è poco più della metà di quello del Liverpool, tanto per dire. Ma la società spagnola è una sorta di stella polare per ciò che riguarda la programmazione e la capacità di generare plusvalenze. L’ultimo della lista è senza dubbio Kevin Gameiro, eroe della doppia sfida contro lo Shakhatar: 3 reti tra andata e ritorno contro gli ucraini e tante, tante cose utili al servizio della squadra. Preso nel 2013 dal Psg per 7,5 milioni di euro, la punta francese oggi ne vale il doppio.
Arrivare al tris di finali, dopo Torino e Varsavia, non è comunque stato semplice per il Siviglia. Dopo il 2-2 di Leopoli, certo la bilancia pendeva già verso il Sanchez Pizjuan, ma la conferma arriva al 9′ quando una dormita di Kucher libera il turbo di Gameiro, come sempre freddo e preciso sotto porta. Il vantaggio mette l’ipoteca su Basilea ma pian piano spegne la grinta dei padroni di casa. Senza fare cose eccezionali lo Shakhtar avanza pian piano il baricentro e prende il comando delle operazioni, e al 44′ giunge la doccia fredda per Soria: Marlos, il migliore di Lucescu, inventa un filtrante per Eduardo che, a tu per tu con il portiere, finta di calciare con il destro e poi piazza con il mancino la rete del 1-1.
A inizio ripresa ti aspetti un forcing all’arma bianca degli ospiti, cui basterebbe un gol per invertire il discorso qualificazione. E nel primo minuto sembra essere così, almeno fino a quando Gameiro non si ritrova ancora davanti a Pyatov: il bomber transalpino salta il portiere e di sinistro fa 2-1. A questo punto, anche se un 2-2 trascinerebbe la gara ai supplementari, lo Shakhtar molla e il Siviglia ne approfitta siglando anche il 3-1 con Mariano (bolide di esterno destro che non lascia scampo a Pyatov). Il resto è accademia da consegnare al tabellino, il fatto certo è che il Siviglia potrà concretamente vincere la terza Europa League consecutiva, la quinta in tutto (nessuno ci è mai riuscito). Liverpool permettendo, s’intende.
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