Maldini e il futuro al Milan: “Solo se c’è chiarezza e indipendenza”
Di Emanuele SaccardoChiarezza e indipendenza sono da sempre i punti cardinali della vita di Paolo Maldini. Nei 24 anni di carriera milanista (dal 1985 al 2009), corredati da 902 presenze e una bacheca che spurga titoli, i valori simbolo di Maldini hanno declinato in schiettezza e senso di appartenenza. Deve essere per questo che Fassone e Mirabelli, futuri amministratore delegato e direttore sportivo del Milan cinese che verrà, già da qualche mese stanno pensando all’ex capitano rossonero per un ruolo di primo piano all’interno del nuovo organigramma societario.
Calma, però. In virtù dei valori espressi poco sopra, Maldini detta condizioni ben precise. Come ha sottolineato nell’intervista esclusiva rilasciata a La Gazzetta dello Sport: “Non posso metterci la faccia senza conoscere i cinesi”, e ancora “ci sono due ostacoli: voglio una responsabilità diretta e chiarezza sul mio ruolo”. Cristallino. Maldini ci mette un niente a entrare in scivolata sulla questione, con la rude limpidezza che lo ha sempre contraddistinto.
Nessun ruolo di pura rappresentanza, insomma. Maldini vuole voce in capitolo, visto che Fassone e Mirabelli stanno valutando per lui una carica da direttore tecnico. E la sua voce dovrà, nel caso, essere necessariamente l’ultima a proferire parola su questioni che riguardino il bene della squadra. Uno dei dubbi espressi da Maldini è infatti questo: “Cosa accadrebbe se avessi delle divergenze di vedute con Mirabelli?”
Domanda legittima che, naturalmente, ancora non ha una risposta. Le priorità al momento sono altre: incontrare la nuova Società (che per altro è in attesa di rilevare l’intera quota da Fininvest), interfacciarsi con gli uomini che guideranno il Milan verso un progetto ampio per il futuro. Per ora Maldini ha avuto modo di fare una sola, breve chiacchierata con David Han Li, vicepresidente del fondo cinese: dieci minuti scarsi nei quali non si sono toccati temi fondamentali. E, anche su questo, Maldini è entrato in tackle: “Li è l’unico che parla inglese…”
A conti fatti, dunque, Maldini è davvero pronto a tornare a casa. Un amore lungo una vita che sembrava finito, e che sarebbe terminato sul serio se verso l’orizzonte il timone fosse stato tenuto ancora da Galliani e Berlusconi. Ma l’ex numero 3 del Diavolo non tornerà a scatola chiusa, questo è chiaro. Per ora non sono bastati quattro incontri con Fassone a dissipare ogni dubbio, in fondo non c’è una fretta reale dal momento che il closing ‘made in China’ è lontano.
Resta però una certezza: di un uomo come Maldini, il Milan ha bisogno come il pane. Ne avrebbe avuta necessità anche nel recente passato, ma quel che conta è che l’ipotesi di un suo prossimo ritorno non sia campata in aria. E che, soprattutto, si riesca a concretizzare. Chiarezza, schiettezza, senso di appartenenza e al contempo indipendenza, sono qualità imprescindibili che soltanto un ex come Maldini potrà e saprà trasmettere al nuovo Milan.
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