Milan: licenziato Inzaghi, lascia anche Tassotti (ora Sinisa?)

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SuperPippoVa beh, dai, era il segreto di Pulcinella. Mancava soltanto l’ufficialità sopra la parola “fine” vergata tempo fa in mezzo a sussurri, scampoli di frasi, punzecchiature presidenziali. Filippo Inzaghi non è più l’allenatore del Milan, con lui lascia anche Mauro Tassotti, 35 anni spesi prima da mirabile terzino del Diavolo sacchiano, poi da competente e paziente tecnico in seconda.

La sentenza, simile ad un avvoltoio in attesa da tempo sulla testa di Super Pippo, è giunta con una nota nella quale la Società ribadisce che “ha comunicato a Inzaghi, con grande dispiacere, che ci sarà un cambio di guida tecnica nella prossima stagione”. Un dispiacere condiviso dalla tifoseria milanista che, però, ha replicato con una lettera aperta pregna del proprio disappunto. La Curva Sud, infatti, mette in dubbio la sincerità del Club. “Oggi per chi ti vuole bene è un giorno triste, sei arrivato a luglio in prima squadra e pur con una rosa non all’altezza hai cercato di fare del tuo meglio, ci hai messo il cuore e noi questo lo abbiamo sempre apprezzato, ti abbiamo sempre sostenuto, mentre la Società ti voltava le spalle per nascondere le proprie colpe fatte di un mercato di scarso valore e di continue promesse. Ti hanno scaricato trattandoti in una maniera indegna, andando a cercare i sostituti prima di comunicarti le loro scelte.”

Parole forti, largamente preventivabili perché a prescindere dalla questione Inzaghi, i tifosi del Milan da parecchi anni non digeriscono le politiche societarie. Dalle campagne acquisti nelle quali la parola d’ordine è stata perlopiù “parametro zero”, alle promesse di investimenti, di capitali freschi in arrivo dall’Asia utili per ripianare i debiti e irrompere prepotentemente sul mercato. Tutto sfumato o, almeno, congelato. E poi quel “Ti hanno scaricato trattandoti in una maniera indegna, andando a cercare i sostituti prima di comunicarti le loro scelte.” Già, nei riguardi di una bandiera come Inzaghi sarebbe servito il tanto decantato “stile Milan”. Invece no: un giovane allenatore (tutti sanno che lo è, certamente anche Galliani e Berlusconi) che ha fatto quanto più possibile con il poco che ha avuto a disposizione, è stato sostituito prima ancora di essere liquidato.

Certo l’incontro di ieri sera ad Arcore, la cena informale (davvero?) tra il padrone di casa Silvio Berlusconi, Adriano Galliani e Sinisa Mihajlovic, non significa che il serbo sarà per forza di cose la nuova guida tecnica del Milan. Ma la Storia degli ultimi 30 anni in casa rossonera insegna che se un mister varca i cancelli di Villa San Martino tra la fine di maggio e i primi di giugno, la firma sul contratto non è poi così lontana. Pazienza se Mihajlovic ribadì, anni addietro, che non avrebbe mai allenato il Milan in quanto interista. La questione non è questa, tutti hanno il diritto di cambiare idea, soltanto gli stupidi non lo fanno mai. Il nocciolo della faccenda è l’aver fatto entrare in casa un altro cane di razza quando quello vecchio ancora non sa di essere morto.

Pippo, come i tifosi tutti del resto, mastica amaro e non potrebbe essere altrimenti. Ma ripartire dalla provincia non gli farà male, anzi. Lo sa bene lo stesso Mihajlovic, lo sa perfettamente il vecchio nemico di Pippo, Allegri, in procinto di giocarsi la gara della vita contro il Barcellona. E lo sa Marcello Lippi, con cui Inzaghi vinse il Mondiale nel 2006. Tutti loro si sono fatti le ossa tra Cesena, Cagliari, Sassuolo, Catania. La strada, per Filippo, è appena cominciata; certi amori, come cantava Venditti, fanno giri immensi e poi ritornano. Chissà che un giorno un nuovo Super Inzaghi, svezzato e temprato dall’esperienza, non torni da vincitore a Milanello per riportare il Milan ai livelli che tutti sappiamo. A meno che non ci riesca, nel frattempo, qualcun altro prima di lui. Tipo un certo Sinisa.

 


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