Ranocchia sbanda, Higuain manda in semifinale il Napoli

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napoli-inter-higuainNapoli – Inter 1-0 (0-0)

93′ Higuain

La chiave di volta, il momento topico del match arriva al minuto 84: De Guzman accusa crampi e Higuain, quasi presagisse ciò che sta per succedere, chiama a gran voce il cambio al suo allenatore. Benitez pare pensarci un po’ perché, nei suoi piani in vista di un eventuale supplementare, sembra avere in mente di puntare su Zapata. Un’altra punta, dunque, da schierare insieme al Pipita e a Gabbiadini entrato da una manciata di minuti. Ma Higuain insiste e il tecnico spagnolo lo accontenta: dentro Ghoulam, fuori De Guzman che, però, esce perplesso dando la sensazione di avere superato il leggero problema fisico. Benitez resta stizzito ma dieci minuti più tardi ringrazierà la sua punta di diamante per il suggerimento.

Già, perché sarà proprio Ghoulam a fornire l’assist ad Higuain, direttamente da rimessa laterale. L’attaccante argentino non fallirà l’appuntamento con il gol e in un colpo solo eviterà trenta minuti in più ai suoi e spedirà il Napoli in semifinale. Destino, dice qualcuno. Certo è che sulla rotta del fato una grande mano l’ha data il capitano dell’Inter, Andrea Ranocchia. C’è chi ha ironizzato sostenendo che o il centrale nerazzurro riceve un bacio da una dama e si trasforma in calciatore, oppure sarà meglio che Mancini se ne liberi in fretta. Ingeneroso.

Tuttavia è incontrovertibile che l’errore da terza categoria di Ranocchia, quell’anticipo cercato goffamente sugli sviluppi del fallo laterale di Ghoulam e la conseguente autostrada lasciata libera per Higuain, grida vendetta. Non è un momento facile per il centrale della Beneamata, lo è ancora meno per l’Inter tutta. Oltre al secondo gol subito da rimessa laterale (entrambi dal Napoli, oltretutto) che certifica un’attenzione ai dettagli ancora da perfezionare – per essere buoni -, è arrivata la terza sconfitta consecutiva tra campionato e Coppa Italia. E quella di ieri del San Paolo brucia parecchio in considerazione del fatto che la Tim Cup rappresentava una grande occasione per centrare l’approdo all’Europa League, dal momento che il tredicesimo posto in Serie A occupato dai nerazzurri non offre tante garanzie.

Il progetto Mancini prosegue comunque, anche se nella testa del tecnico jesino forse gira il rammarico di non poter replicare le cavalcate di un tempo, in Coppa Italia, alla guida dell’Inter. Per la prima volta in 5 esperienze sulla panchina interista, il Mancio non potrà portare i suoi fino alla finale. Pazienza, certo, e qualche piccolo segnale positivo. La prova offerta dall’Inter è stata tutt’altro che da buttare, il lancio del giovane Puscas ha fornito qualche indicazione per il futuro prossimo: il baby attaccante del ’96 si è mosso bene soprattutto nella ripresa, sfiorando anche il gol nell’occasione in cui Andujar ha fatto gli straordinari. Insieme al palo colpito da Icardi nel primo tempo e alla prestazione in crescita di Shaqiri, il fuocherello di Mancini ha cercato di sopravvivere alle folate impetuose del Napoli.

Gli azzurri sono più squadra, non ci piove, e stanno attraversando un momento di forma importante. Eccettuata la sconfitta con la Juventus, i partenopei hanno raccolto 4 successi in campionato e 3 in Coppa Italia; un inizio di 2015 di livello, nato sull’onda dell’entusiasmo post-Doha. Hamsik sta pian piano ritrovando il feeling con se stesso, Strinic si è inserito perfettamente nei meccanismi tattici di Benitez, Koulibaly si è dimostrato un’autentica rivelazione sulla fascia destra (in emergenza a causa della defezione di Maggio a ridosso del match). E poi là davanti c’è Higuain: 18 gol complessivi sin qui, incluso quello di ieri sera. A segno in tutte le competizioni, dai preliminari di Champions alla Coppa Italia.

L’Inter, pur contro una signora squadra, ha avuto il torto di abbassare troppo il baricentro del gioco dopo aver condotto una prima frazione di gara a testa alta, attraverso il possesso palla ragionato. Nella ripresa ha quindi offerto il fianco al Napoli: la coppia centrale Juan Jesus-Ranocchia aveva già traballato nel primo tempo, nel secondo ha confermato la propria instabilità e le incursioni ripetute e orchestrate dal triumvirato De Guzman-Higuain-Mertens (entrato al posto di Callejon) hanno fiaccato la loro debole resistenza. Non è bastato un Carrizo attento nelle uscite basse sui cross velenosi che piovevano da ogni dove, alla fine è arrivato il gol meritato dei padroni di casa. Come è maturato lo sappiamo già. Mancini ha ammesso che prendere una rete del genere è da “polli”. Vero. La consapevolezza è il primo passo verso la guarigione.


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