Il finto terzo tempo del calcio
Di Daniele GrattieriOra è il calcio italiano a voler copiare il rugby. Un tempo erano i rugbysti a chiedersi come facesse il calcio a riscuotere tanto successo nel nostro paese. Oggi la Lega Calcio, in crisi di identità e popolarità, cerca di fruttare ogni dettaglio per non naufragare
raccogliendo salvagenti, ancore e soprattutto consensi.
Ed ecco l’idea, scaturita dal saluto che i giocatori della Fiorentina hanno voluto tributare agli avversari interisti: il terzo tempo come abitudine, rito, istanza che si ripete ad ogni fischio finale di tutte le partite del campionato. Sì, sì, siamo bravi e sportivi anche noi.
Ma l’idea è malata, zoppa, per due motivi:
1) un rituale è un rituale, non lo si può adottare per il proprio tornaconto. Deve essere originario, spontaneo, vero.
2) Il più famoso Terzo Tempo del Rugby va ben oltre il saluto finale: le squadre, a fine partita, si ritrovano a cena, insieme.
Dunque, evitiamo l’ipocrisia cari signori della Lega: al calcio serve serietà, non comportamenti faziosi e di facciata.
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