Roma-Milan 1-1. Hamsik lascia Napoli. Analisi e commenti.
Di Alessandro LugliSandro Mazzola parla a Marte Sport Live: “L’ombra di Conte non credo sia sulle spalle di Spalletti. Un po’ lo conosco, lui pensa solo al suo lavoro e non credo senta l’ombra Conte, guarda solo a se stesso e credo che il campionato lo finirà. Il Napoli non deve guardare alla Juve, bisogna continuare a dire che la Juve è la più forte e vincerà lo scudetto perchè se si sentono il bilico, non lasciano più nulla”.
Pierpaolo Marino parla a Marte Sport Live: “Non sto ad elencare i record di Hamsik, mi limito a dire che la sua partenza mi provoca dolore perché si interrompe uno degli ultimi cordoni ombelicali che mi lega al Napoli attuale. Quando lo portai a Napoli, mi esposero uno striscione in cui c’era scritto “Marino basta coi giovani, vogliamo campioni”, il tempo ha detto che Hamsik e Lavezzi erano 2 campioni. Hamsik lascia Napoli non perché si sente di troppo, credo abbia fatto delle altre riflessioni. Con la somma che prenderà in Cina sistemerà la famiglia per 2 o 3 generazioni per cui non si può dir di no. Ha sempre rinunciato a trasferimenti interni per cui andando in Cina non tradisce i napoletani”.
Trovato un corpo tra i rottami dell’aereo. «Ho appreso la notizia in tv, non posso crederci. Questo è un sogno, un brutto sogno. Sono disperato». È il grido di dolore di Horacio Sala, papà di Emiliano Sala, calciatore ex Nantes scomparso in volo mentre si stava dirigendo a Cardiff per una nuova sfida della sua carriera. I team di ricerca hanno trovato l’aereo scomparso del calciatore e del pilota, David Ibbotson, durante il primo giorno di un’indagine finanziata privatamente. Un primo corpo umano è stato individuato oggi fra i rottami del piccolo aereo da turismo inabissatosi nella Manica. Lo riferisce l’Air Accident Investigation Branch dell’isola di Guernsey. Emiliano Sala, ritrovati nella Manica i resti dell’aereo scomparso: morti calciatore e pilota
A differenza della sorella Romina e della mamma, il papà di Sala è rimasto in Argentina. Lì è venuto a conoscenza degli sviluppi delle ricerche che, tuttavia, non hanno ancora trovato il corpo del figlio e del pilota. Tuttavia dopo tre settimane sembra scontata l’ipotesi più drammatica. «Ho comunicato con loro tutti i giorni, ma dal momento che non ho Whatsapp è difficile chiamarli o chiamarmi – ha spiegato – Mi hanno detto che i giorni passavano e non c’erano notizie di Emiliano o dell’aereo».
Il grande protagonista della settimana azzurra è ancora in campo: Marek Hamsik non salta l’allenamento del martedi, il primo della nuova settimana per la squadra di Carlo Ancelotti che, dopo aver saltato senza troppi problemi l’ostacolo Sampdoria, ora ha davanti la trasferta di firenze, una gara che lo scorso anno fece la differenza nella corsa verso lo scudetto. A disposizione dell’allenatore azzurro c’è ancora Marek Hamsik: la cresta dello slovacco, al centro di tante voci di mercato con un futuro che sembra sempre più vicino alla Cina, ha fatto capolino ancora una volta tra le immagini diffuse dalla società tramite i propri canali social.
Paura per Douglas Costa, coinvolto in un incidente in autostrada. Il calciatore brasiliano della Juventus questa mattina intorno alle 11,15 ha avuto un incidente lungo la corsia per Torino dell’autostrada A4 nel comune di Santhià (Vercelli). Al volante della sua Jeep Cherokee fortunatamente ne è uscito illeso. Ferito invece un un uomo di 47 anni al volante di una Fiat Punto, trasportato in codice giallo all’ospedale di Biella.
«Mi dispiace che l’ambizione dei tifosi sia solo vincere lo scudetto, non essere una squadra forte che rappresenta in maniera entusiastica i colori della città». È la critica rivolta ai tifosi partenopei dal presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, in occasione della presentazione del nuovo accordo con la Val di Sole per i prossimi tre ritiri. «Sabato allo stadio, per una partita che all’andata si era persa 3-0 (contro la Sampdoria, ndr), c’erano solo 17-18 mila persone. Io dico, ma così si è tifosi del Napoli? Sono molto meravigliato. Non si possono fare le nozze con i fichi secchi, io sono tre anni che chiudo in rosso e la Filmauro invece chiude in utile. Così zittiamo anche le fregnacce di chi dice che guadagno col calcio e non più con la Filmauro che torna con tre film americani». No comment, invece, sul caso di Hamsik che sembra pronto a trasferirsi in Cina: «Nulla da dire su Hamsik, quando sarà il momento vi convocheremo e vi diremo cosa è accaduto con lui».
Infine, sulle ambizioni future: «Dobbiamo prepararci perché il prossimo anno il campionato diventerà più omogeneo, con un’Inter che sta rinnovando, un Milan che si rinnoverà e la Juve che forse si acquieterà. Fermo restando -sottolinea- che non è ancora detta l’ultima parola. Potrebbero accadere cose interessanti nei prossimi due-tre mesi».
Quagliarella non arrivava a Coverciano dal 2015 e adesso torna dalla porta principale, bomber scatenato. Vive una seconda giovinezza? “Il segreto è lavorare bene e con serietà. Alla lunga il lavoro paga. Per me essere qui è una bella soddisfazione, ringrazio il Ct Mancini”. Un consiglio per i giovani? “L’Italia nelle ultime partite ha avuto tante occasioni per fare gol. Consiglio di restare sereni, se segni nei club segni anche qui, prima o poi arriveranno le reti”. Certi a 36 anni essere ancora qui… “E’ un grande orgoglio e significa che il Ct guarda tutti, dai giovani ai meno. Che traguardo per me, ma con la mia età conviene navigare a vista”. Tanti gol come Batistuta… “Eguagliare Batistuta è stata una grande gioia (anche se il record dell’argentino fu realizzato in 11 gare consecutive, mentre l’azzurro ha segnato 11 volte nelle ultime 12, a Roma infatti restò in panchina, ndr), era impensabile solo immaginarlo. Ho ringraziato compagni, staff e tifosi. Senza l’aiuto di tutti non avrei raggiunto questo obiettivo”. Un sogno nel cassetto? “Non mi piace dirlo… Vado avanti partita dopo partita”. C’è un Quagliarella alle sue spalle? “Chiesa mi piace tanto, così come Zaniolo anche se non fa l’attaccante.
Tanti giovani forti, infatti Mancini non se li fa scappare e li convoca tutti”. Un segreto suo per questa longevità calcistica potrebbe essere la gestione del fisico? “Intanto riposare bene, soprattutto dopo i 30 anni. Poi io sono fissato per l’alimentazione e soprattutto per come ci si allena. In campo non si va durante la settimana per fare presenza, io spingo come un matto perché poi mi ritrovo tutto il lavoro in partita. La tenuta fisica dipende da quello che hai fatto prima in vita tua e poi in allenamento”.
Che Nazionale è questa? “Squadra positiva, attacca, una Nazionale che invoglia a guardarla. Questo mi ha trasmesso da fuori. Dobbiamo tornare ad essere quello che siamo sempre stati”. La sua settimana pazzesca? “Bellissima, molto intensa, ho cercato di isolarmi, ma non è stato facile. Tanti complimenti, ma io sono schivo. A Napoli in campo pensavo che se avessi fatto gol avrei superato il primato, ma l’ho vissuto con grande serenità. Non abbiamo fatto una delle nostre migliori partite, ma sono felicissimo e ho ringraziato tutti”. Ha scherzato con questi giovani? “A qualcuno ho detto, ma il mister mi vuole nello staff o come giocatore? Tanti sono giovanissimi e io sono contento perché mi fanno sentire con molti anni in meno, insomma mi danno carica”. Ora lei è alla corte di Mancini, storico blucerchiato. Che prova? “Lui è il simbolo della Samp. Per me è un piacere e un onore essere allenato da lui. Io sono un giocatore della Samp e mi fa ancora più effetto. Lui resta un simbolo e io non ho fatto neppure un decimo di quello che fatto lui con la Sampdoria. Non ci sono paragoni…. Mi basta dare un contributo ai blucerchiati. L’affetto che mi regalano i tifosi a Genova è incredibile, lo percepisco durante la settimana. Spero di segnare ancora tanto per loro”. E’ vero che lei vuole sempre il pallone? “Si (e ride, ndr)… In area dico sempre ai compagni: datemi la palla, da quasi trent’anni vivo qui e so cosa fare…”. Per ripartire che serve? “Sembra una Nazionale giovanissima, gagliarda, vuole fare sempre la gara. E’ un periodo di ricrescita dopo il fallimento dei mondiali. Abbiamo bisogno e l’aiuto di tutti, tifosi, giornalisti, soprattuto nei momenti di difficoltà. Dobbiamo esser un corpo unico, tutte queste compienti fanno parte del gruppo”. Con chi è cresciuto? “Con le videocassette di Maradona, i gol di Montella e Vialli. Restavo incantato per ore a guardarli”. Le prime senszioni a Coverciano? “Stupende. Ho attraversato due epoche: prima con i giocatori che hanno fato la storia del calcio italiano e ora mi ritrovo con i giovani che faranno parlare di loro stessi e che sapranno portare avanti questa maglia importantissima”. Ricorda le sue lacrime al Mondiale in Sudafrica? “Certo, fanno parte anche quelle del calcio…”.
Un punto per uno, vai a capire se va bene così o era meglio allungare. Sta di fatto che Roma e Milan si dividono la posta in palio e un po’ di rammarico c’è da entrambe le parti. La Roma per aver trovato un Donnarumma in stato di grazia, autore almeno di cinque parate importanti, ma anche un po’ di sfortuna (il palo di Pellegrini). Il Milan per essere passato in vantaggio e non aver saputo gestire un gol che avrebbe allontanato la Roma dalla corsa-Champions e avvicinato il terzo posto, occupato ancora dall’Inter. Decidono Piatek e Zaniolo, oggi i volti più freschi di Milan e Roma. contestazione — Si gioca in un clima surreale, con l’Olimpico che contesta la Roma fin dal riscaldamento. Insulti per qualcuno, fischi per tutti, anche alla lettura delle squadra, quando Kolarov vince di gran lunga la classifica del fischiometro (ma il mirino è ben piazzato anche su Florenzi) e la tifoseria salva i soli De Rossi e Zaniolo. Poi striscioni per Antonio De Falchi (con la Curva Sud che gli intitola la curva e gli dedica la coreografia con 30 stendardi con il suo volto) e la stessa curva (per metà, la parte calda) che dopo 15′ di gioco abbandona il settore per protesta contro società e squadra. “Oggi solo Antonio dobbiamo onorare, a voi non vi vogliamo neanche guardare”, lo striscione a centro curva. A cui fanno seguito cinque “Portate rispetto”. E i fischi finali, a partita conclusa. lampo piatek — Poi si gioca, con la Roma che costruisce e il Milan che colpisce. La differenza, nel primo tempo, la fanno i portieri (grandissimo Donnarumma, rivedibile Olsen sul gol) e il mercato invernale. Tanto per intenderci, il vantaggio rossonero (26′) lo costruisce Paquetà (palla rubata a Pellegrini e assist) e lo concretizza Piatek, che approfitta anche di una dormita centrale di Fazio. Esattamente i due rinforzi di gennaio del Milan. Al resto, poi, ci pensa soprattutto Donnarumma, che prima dice no a Dzeko (16′), poi a Zaniolo (36′) e infine si esalta con una grande doppia parata (44′) sul colpo di testa di Schick e sulla ribattuta di Dzeko. La sfortuna della Roma è anche quella di trovare un portiere in giornata di grazia. In mezzo, invece, i rossoneri si affidano soprattutto ai muscoli di Kessie e Bakayoko, cercando sempre la verticalità su Piatek, vera spina nel fianco della difesa giallorossa.
Fonte: Radio Marte-Il Mattino.it-Gazzetta.it
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