Community Shield: Wenger e Cech affondano Mourinho
Di Emanuele Saccardo24′ Oxlade-Chamberalin
Fai un cech ed è buona la quattordicesima. Il boomerang dei veleni estivi di José Mourinho ha fatto ritorno, colpendo alla schiena lo Special One, abbattuto dall’Arsenal nella finale di Wembley valevole per il Community Shield, primo trofeo della stagione inglese. Ed è una sconfitta che fa male, perché il colpo di grazia inferto a Mou è arrivato soprattutto dal grande ex della partita, Peter Cech. L’antico Numero Uno del Chelsea (o, se preferite, il neo estremo difensore dei Gunners) ha murato la porta dicendo no ai tentativi di rimonta dei Blues.
Forse a Mourinho, uomo di cultura, sarà passata per la mente la celeberrima frase di Cesare pronunciata sotto gli occhi del congiurato Bruto, “tu quoque, Brute, fili mi”. La pugnalata inferta da Cech al suo ex allenatore vale quanto il gol partita messo a segno da Chamberlain nella prima frazione. Destino bizzoso e irriverente, dalla memoria lunga, pronto a risarcire i torti compiuti dal portoghese (verbali, naturalmente) premiando il portiere ceco; ma soprattutto l’Arsenal, che conquista così il secondo “Shield” consecutivo e la quarta coppa di fila (nel computo anche F.A. Cup e League Cup, sollevate al cielo nella passata stagione).
Si tratta della rivalsa di Wenger, finalmente arrivato laddove aveva fallito nei primi tredici tentativi: battere l’odiato collega lusitano. Il tecnico francese ci è riuscito attraverso una gara vissuta a testa alta, senza paura, una gara condotta sin dall’avvio. Mentre il Chelsea giochicchiava e si chiudeva in attesa di ripartire, i Gunners spingevano da subito sull’acceleratore e, a metà della prima frazione, pescavano l’azione giusta per indirizzare l’incontro. Chamberlain saltava Azpilicueta e, dopo essersi accentrato, lasciava partire un tracciante mancino diretto all’incrocio dei pali: nulla da fare per Courtois, 1-0 e palla al centro.
Si svegliava quindi anche la creatura di Mourinho: prima Ramires (due volte, di testa e con il destro), poi Remy (esterno della rete) suonavano la carica nel tentativo di chiudere la frazione in parità. Nulla di fatto. Nella ripresa Mou inseriva Oscar e Falcao, con la speranza di mettere paura all’Arsenal e al mai troppo rimpianto Cech. Eppure l’occasione migliore sembrava capitare sui piedi di Hazard, che da ghiotta posizione mirava le stelle anziché la porta. Poi, al 69′, ecco arrivare il momento di spellarsi le mani per Peter Cech: punizione dal limite per il Chelsea, sulla sfera le idee geometriche e geniali di Oscar. Cech volava verso il sette a smanacciare la palla avvelenata, negando la gioia del gol all’ex compagno di squadra.
Nel finale, con il Chelsea un filo a fiato corto e sbilanciato, era ancora l’Arsenal a sfiorare il sigillo della eventuale sentenza. Cazorla dilapidava, Ramsey anche; nel recupero bravo Courtois ad opporsi in uscita rasoterra all’ultimo acuto di Gibbs. Niente rammarico per Wenger, nonostante le occasioni gettate al vento: il trofeo è suo, Mourinho si leccherà le ferite prendendosela – forse – con qualche dio dispettoso. O, più prosaicamente, con la campagna acquisti e gli arbitri.
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