Double Germania: dopo l’Under 21, la prima Confederations Cup

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Impossibile non citare la celebre frase di Lineker, storico e mai dimenticato bomber della Nazionale inglese che prese parte ai Mondiali del 1986 e 1990: “Il calcio è un gioco semplice: 22 uomini rincorrono un pallone per 90 minuti, e alla fine la Germania vince”. Eccettuati i casi in cui i tedeschi incontrano l’Italia, le parole di Lineker sono una sentenza. Cassazione, aggiungiamo, perché mai come questa settimana è stata confermata in pieno.

No, l’Inghilterra non c’entra, anche se il buon Lineker forse non ha mai dimenticato l’amarezza di quell’estate italiana di 27 anni fa, quando quella frase venne pronunciata con un’ironia venata di tristezza al termine della semifinale persa ai rigori contro Beckenbauer e & Co.. Questa volta a rincorrere il pallone per 90 minuti, guardando alla fine trionfare la Germania, sono stati il Cile in Confederations Cup e la mostruosa Spagna agli Europei Under 21. Tra venerdì e domenica, infatti, le armate teutoniche hanno portato a casa sia il titolo Continentale di categoria che l’antipasto del Mondiale.

E non è successo per caso, naturalmente. Il secondo alloro europeo e il primo in Confederations Cup sono frutto del ventennale lavoro sui giovani: la Germania in questo è da due decadi un passo avanti a tutti (tranne la Spagna che segue a ruota), e se nelle competizioni per Club sono le squadre iberiche a dettare legge, beh, quando si tratta di Nazionale le cose hanno cominciato a cambiare. Dopo il filotto spagnolo tra il 2008 e il 2012 (2 titoli europei e il Mondiale sudafricano vinti), forse ora è il turno di una Germania pronta sia per il prossimo futuro – Russia 2018 – che per quello un po’ più in là, grazie alle nuove leve che stanno dimostrando quanto è possibile crescere a livello internazionale se messi nelle condizioni di farlo.

In fondo la Germania è sempre lì, tra le prime quattro: che si tratti di Europei o Mondiali, conta poco. I tedeschi sanno quasi sempre arrivare fino in fondo.  Al Krestovsky Stadium di San Pietroburgo, nella finale della decima edizione di Confederations Cup, per esempio, gli uomini di Loew hanno saputo soffrire e difendere la rete di Stindl del primo tempo, portando alla fine a casa il titolo. Più o meno lo stesso discorso è valso per l’Under 21: una rete è bastata per piegare i pari categoria spagnoli, che poco hanno potuto contro la forza mentale e l’organizzazione teutonica. La mentalità, dunque, supera spesso il talento. Rimane infatti indubbio che il movimento calcistico iberico sa sfornare quasi senza soluzione di continuità gente dai piedi buoni; resta altrettanto vero che il Cile degli ultimi anni è un gruppo solido e vincente. Ma la determinazione tedesca ha fatto e continua a fare al differenza.

La cartina tornasole, come sempre, sarà il torneo che più conta: il campionato del Mondo del prossimo anno. Lì la Germania sarà chiamata a difendere il titolo, impresa riuscita soltanto a un paio di Nazionali nella storia della competizione: l’Italia di Pozzo (1934 e 1938) e il Brasile di Pelé (1958 e 1962). Se la Germania dovesse riuscirci, non solo abbatterebbe un tabù che dura da più di mezzo secolo, ma raggiungerebbe proprio i brasiliani in testa all’albo d’oro. Tra un anno scopriremo se davvero alla fine, dopo aver rincorso un pallone per 90 minuti, vincerà ancora la Germania.


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