Play-off Serie B: la finale una questione tra Rossi e Oddo

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Rossi-OddoIl calcio, come la vita, è fatto di storie che s’intrecciano, di profili destinati ad incrociarsi più volte. In alcune circostanze per affrontare sfide spalla a spalla, in altre da avversari. Il calcio fa parte della vita, è una sua metafora. Sempre.

Lo sanno bene Delio Rossi e Massimo Oddo, due uomini che più diversi non potrebbero essere; e che, forse in virtù di questo, hanno nel proprio destino un passato da compagni di battaglie (ai tempi della Lazio, Rossi in panchina e Oddo a correre avanti e indietro sulla fascia) e un prossimo futuro da avversari. Entrambi, ora, alla guida delle squadre che si giocheranno l’ultimo posto utile per salire in Serie A, nella doppia finale play-off in programma venerdì 5 e martedì 9 giugno. Il Bologna di Delio e il Pescara di Massimo si daranno battaglia per scrivere l’ennesima pagina di storia del gioco più bello del mondo. E non sarà una storia banale, non lo è mai.

Le premesse, per cominciare, sono quasi da sceneggiatura cinematografica. Sia Rossi che Oddo, fino al mese di maggio, la Serie B la guardavano soltanto in Tv. Poi i ribaltoni sulle panchine di felsinei e abruzzesi: silurati Diego Lopez e Marco Baroni a pochi spiccioli dalla fine del campionato, con l’obiettivo dei play-off tutt’altro che sfumato. Esoneri all’apparenza intempestivi, quasi assurdi. Quale sciagurata presidenza può prendere una decisione tanto radicale nel momento più delicato della stagione? I dubbi e le critiche non hanno risparmiato le due società, tanto meno i sostituti designati Rossi e Oddo. Se per il primo valeva almeno il beneficio del dubbio per il bonus carriera (un quarto di secolo da tecnico in giro per lo Stivale, inclusa Pescara nel ’97, 2000 e 2001), per il secondo c’è stato spazio soltanto per l’amarcord scritto in quel cognome, Oddo. Il padre di Massimo, Francesco, guidò il Pescara per due stagioni a metà degli anni Novanta; con la promozione del figlio dalla Primavera alla Prima squadra, il Club abruzzese detiene un primato assoluto perché mai era capitato nella storia del nostro calcio che padre e primogenito si fossero trovati alla guida della stessa squadra. Sì, ma chi se ne importa: a Pescara c’è voglia di Serie A, mica di pagine da libro Cuore. Un po’ di pazienza, ragazzi…

Delio Rossi entra in scena il 4 maggio, Oddo poco più avanti, il 16. Per l’ex di mille squadre tre giornate a disposizione per centrare l’obiettivo play-off, per il giovane rampante di buona famiglia soltanto una. Cardiopalma per tutti e due, visto che il primo parte con due pareggi e un successo (1-1 contro Avellino e Pro Vercelli, 1-0 sul Lanciano) e il secondo, soprattutto, si gioca il dentro-fuori all’ultimo turno con il Livorno, meglio piazzato in classifica. I biancoazzurri schiantano i labronici per 3-0 scavalcandoli e, complice lo stop dell’Avellino contro il già retrocesso Brescia, coronano un sogno che sembrava ormai sfumato. Eh sì, popoli bolognese e pescarese: i vostri presidenti ci hanno visto giusto e lungo. Spazio all’esperienza da un lato e all’incoscienza della gioventù dall’altro (tanto per dire, Oddo è più giovane di un mese rispetto al suo portiere ed ex compagno Aldegani).

Il resto è stato scritto nell’ultima, frenetica settimana. Bologna e Pescara si sono guadagnate la finale-spareggio a scapito di Avellino e Vicenza; Rossi e Oddo si guarderanno negli occhi, per la prima volta da colleghi, venerdì sera allo Stadio Adriatico. Un nuovo racconto di strade che s’incrociano, che hanno già tanto da dire per un passato comune e molto da voler scrivere per il futuro che le attende. Perché le storie di Rossi e Oddo non sono banali, non lo sono mai state. Come il calcio, come la vita. Come il pallone che è metafora dell’esistenza. Sempre.


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