Juve attendista, Roma tutto cuore: pareggio scudetto?
Di Emanuele Saccardo64′ Tevez (J), 78′ Keita (R)
Mancano ancora 14 partite alla fine del campionato di Serie A, quindi parlare di scudetto è chiaramente prematuro. Tuttavia il pareggio di ieri sera tra Roma e Juventus, se non mette una lapide sul torneo, piazza almeno una seria ipoteca sul quarto tricolore consecutivo dei bianconeri (liberissimi di fare tutti gli scongiuri del caso).
Non tanto per il +9 mantenuto sulla diretta concorrente capitolina – senza troppa fatica, aggiungiamo -, quanto per l’atteggiamento mostrato dalla Roma: troppo tesa (tre ammoniti e un espulso), sempre sulla corda per un’ora di gioco, incapace di tirare in porta fino al 65′. La Juventus, dal canto suo, non ha interpretato la partita in modo tanto differente dalla gara di Champions con il Borussia Dortmund: la squadra di Allegri aspetta, resta in agguato schierata con il 3-5-2, poi sfrutta un qualsiasi errore d’impostazione dell’avversario per ripartire a grande velocità negli spazi aperti. La differenza rispetto all’ottavo europeo è stata la non brillante serata di Morata.
I novanta minuti dell’Olimpico hanno ribadito, se mai ce ne fosse stato bisogno, che in certi match le bandiere giallorosse difettano caratterialmente. Totti e De Rossi, gli alfieri romanisti per eccellenza, sentono forse troppo gli scontri diretti con la Vecchia Signora; la logica conseguenza è stata una sorta di inferiorità numerica in mezzo al campo e là davanti, dove meglio del Pupone avrebbe potuto fare Gervinho se non fosse stato confinato sulla fascia sinistra. La prova del nove in appoggio a tale teoria è rappresentata dai cambi di Garcia: stesso modulo (il 4-3-3) ma fuori il capitano e De Rossi (oltre allo svagato Ljajic), dentro Florenzi, Naingollan e soprattutto Iturbe.
Dopo un primo tempo e gran parte della ripresa passati a mantenere un ordine sterile nella propria metà campo; dopo aver subìto il vantaggio bianconero su calcio piazzato (non c’è Pirlo ma Tevez confeziona una magia che vale il gol numero 15 in campionato); dopo essere stati costretti a giocare in inferiorità numerica per l’espulsione di Torosidis (episodio da cui nasce la rete dell’Apache), la Roma si scrolla di dosso i timori reverenziali – complici le sostituzioni di cui sopra – e parte all’arrembaggio. Garcia non pensa più a difendere, i suoi capiscono l’antifona e gettano il cuore oltre l’ostacolo. Manolas (uno dei migliori) suona la carica al 60′ con una conclusione che fa sporcare per la prima volta i guanti a Buffon. Il risultato dell’assalto è il pareggio di Keita, anch’esso arrivato da una palla inattiva magistralmente calciata proprio da uno dei subentrati, Florenzi.
Con dieci minuti e spiccioli da giocare, la Juventus con l’uomo in più paradossalmente accusa la veemenza della Roma e arretra pericolosamente a ridosso della propria area. Quasi quasi i padroni di casa annusano nell’aria la possibile impresa, che significherebbe ridurre il gap dalla capolista riaprendo ufficialmente qualsiasi discorso. Ma tutto resta com’è, la Juve attendista porta a casa un punto importante, la Roma tutta cuore si rammarica di non aver schiacciato sull’acceleratore un po’ prima. Per lei il terzo pareggio consecutivo (il settimo delle ultime otto uscite) non serve a molto.
CLASSIFICA DOPO IL 25° TURNO:
Juventus 58, Roma 49, Napoli 45, Lazio 43, Fiorentina 42, Sampdoria 39, Torino e Genoa* 36, Inter 35, Palermo e Milan 34, Sassuolo 29, Udinese*, Verona ed Empoli 28, Chievo 25, Atalanta 23, Cagliari 20, Cesena 19, Parma** 10.
* una gara in meno
** due gare in meno
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