Mancini irascibile alla guida di un’Inter sempre più in caduta libera
Di francodi Lorenzo Cristallo
Situazione delicata con nervi a fior di pelle in casa nerazzurra. L’Inter con l’ultima sconfitta in campionato, rimediata nel derby di Milano, ha certificato in maniera perentoria lo stato di crisi che regna sovrano. I nerazzurri in questo 2016 hanno vinto solamente in due occasioni : contro l’ Empoli in campionato lo scorso 6 gennaio e in coppa Italia, nei quarti di finale, imponendosi per 0-2 con il Napoli, in una gara che verrà ricordata per l’acceso battibecco dall’elevata risonanza mediatica tra Sarri e Mancini. Per il resto occorre annoverare due pareggi e ben tre sconfitte al cospetto di Sassuolo, Milan e Juventus in coppa Italia. Quest’ultima debacle per 3-0 ha scacciato via qualsiasi sogno di gloria di accedere alla finale di coppa. I numeri sono impietosi ed anche il gioco espresso in campo non è affatto esaltante. La difesa inizia a palesare crepe preoccupanti. Miranda e Murillo non appaiono più i pilastri affidabili della prima parte di stagione, mentre sugli esterni, Mancini con la continua rotazione dei suoi elementi, non ha ancora trovato gli uomini giusti da collocare in quella zona di campo. Handanovic è stato autore di parate monumentali in queste giornate, ma non sempre l’estremo difensore sloveno può togliere le castagne dal fuoco. A centrocampo latita la qualità. La mediana nerazzurra è alquanto fisica, rocciosa e muscolare ma in fase di impostazione lascia molto a desiderare. I vari Kondogbia, Felipe Melo, Medel, oltre a fornire un lavoro di sostanza, non riescono ad andare oltre per quanto concerne un gioco propositivo. In attacco provengono le note dolenti. L’ Inter è una squadra che in questo campionato sta segnando ben poco. Le vittorie inanellate per uno a zero sembravano quasi celare questo problema, che purtroppo ora è venuto fuori. I nerazzurri stentano nel reparto avanzato, l’unico a mostrare un po’ di vivacità e mordente è Ljajic. Icardi non sta affatto ripetendo l’esaltante passata stagione, quando mise a segno ventidue reti. L’argentino appare alquanto in difficoltà e alcune scelte del Mancio di relegarlo in panchina, hanno influito negativamente sull’umore. Dulcis in fundo il rigore sbagliato domenica sera da Maurito, con quella palla del possibile pareggio spedita sul palo. L’immagine emblematica di un’attaccante alla ricerca di sé stesso. Deludenti e sottotono anche le performance di Jovetic. Jo-Jo non è ancora riuscito ad inserirsi negli schemi tattici di Mancini e il duo con Icardi ha funzionato ad intermittenza. Ora nella sponda nerazzurra di Milano è sbarcato Eder. Attaccante rapido e con uno spiccato senso del goal, palesatosi in maniera evidente nella sua fortunata esperienza alla Sampdoria. Nel debutto al derby non ha particolarmente impressionato ma c’è l’attenuante che la punta italo-brasilana fosse giunta presso la corte di Mancini solamente nella giornata di venerdì, quindi non abbastanza in tempo per amalgamarsi alla perfezione con il resto del gruppo e apprendere a memoria gli schemi tattici.
Oltre ad un gruppo che stenta a decollare e che sta evidenziato varie pecche in ogni reparto, c’è un Mancini nervoso e sull’orlo di una crisi di nervi. Il tecnico jesino dopo l’accesa polemica mediatica al termine di Napoli-Inter con Maurizio Sarri, si è di nuovo reso protagonista di un episodio spiacevole, nel derby di domenica sera, nel momento in cui l’arbitro Damato lo ha espulso. Il Mancio dirigendosi verso gli spogliatoi, ha alzato il dito medio nei confronti di otto/nove tifosi presenti su una balaustra che lo insultavano. Oltre a questa reazione, che qualche ora più tardi ha condotto l’allenatore nerazzurro a scusarsi via twitter, il suo show poco edificante è proseguito durante le interviste dei giornalisti, rispondendo in maniera poco educata e polemica nei confronti di Mikaela Calcagno, conduttrice di Mediaset Premium. Un siparietto con la giornalista che ha messo in luce un Mancini nervoso, irascibile e in conflitto con il mondo esterno. Difficoltà di relazione con i tifosi avversari, con i giornalisti, non ha lesinato anche nelle settimane precedenti delle frasi pungenti nei confronti dei suoi uomini, come quando al termine di Inter-Carpi ha sostenuto che un’occasione propizia non sfruttata da Icardi, lui l’avrebbe messa dentro anche a 50 anni. Tutti segnali comportamentali di chi probabilmente sta perdendo contatto con l’ambiente e ha bisogno di riacquisire tranquillità e risultati per riallacciare il filo del discorso con le vittorie e mettere nel mirino quel terzo posto in classifica che vorrà dire preliminare di Champions League. Un obiettivo che ridarebbe ossigeno non solo alle casse del club ma regalerebbe nuova linfa ad una società che attende oramai da anni di tornare tra le grandi del calcio.
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