Le grandi squadre che non hanno vinto il mondiale: Olanda anni 70
Di Alberto ZanichelliCon questo articolo, concludiamo il nostro viaggio nel tempo per conoscere quelle grandi Nazionali del passato che non sono riuscite nell’impresa di vincere un Mondiale, pur avendone tutte le qualità e pur partendo con il ruolo di favorite.
Parliamo oggi dell’Olanda anni ’70, che ha rivoluzionato il calcio, introducendo l’idea del calcio totale. Nella loro concezione di gioco, tutti dovevano saper fare tutto, non esistevano più i ruoli fissi e la preparazione atletica era spinta al massimo. Attenzione però! Bisognava anche avere un’ottima tecnica di base.
Concetti del genere non si erano nemmeno pensati nel calcio, prima che arrivassero alla ribalta un genio della tattica come Rinus Michels e un talento puro come Johan Cruijff. E pensare che quella stessa squadra, con la maglia dell’Ajax, era stata quasi ridicolizzata dal Milan nella finale di Coppa dei Campioni del 1969 al Bernabeu, con tripletta del compianto Pierino Prati e gol di Sormani. E quella sera Michels e Cruijff c’erano.
Evidentemente gli Olandesi erano ancora in fase sperimentale, ma dall’anno successivo avrebbero dominato in Europa, prima col Feyenoord e poi con l’Ajax che di coppe ne avrebbe vinte tre consecutive, anche se solo la prima con Michels in panchina.
Poi succede qualcosa e Cruijff se ne va al Barcellona, dove ritrova il suo allenatore. Altri prendono altre strade e quell’Ajax si sfalda, ma in Nazionale è un’altra cosa. Nelle qualificazioni per i Mondiali di Germania del 1974, l’Olanda segna la bellezza di 24 gol e ne subisce solo 2. Si qualifica per il Mondiale grazie alla differenza reti sul Belgio che di gol ne aveva fatti 12, ma non ne aveva subito nemmeno uno. Lo 0-0 di Amsterdam nello scontro diretto, che era anche l’ultima partita del girone, qualifica l’Olanda. Il Belgio recrimina per un gol annullato per fuorigioco, pare inesistente, che l’avrebbe qualificato. Se fosse stato così, la storia del calcio avrebbe preso un’altra strada.
Invece in quel Mondiale tedesco nasce il mito dell’Arancia Meccanica. Rinus Michels viene chiamato dalla Federazione Olandese in sostituzione del ceco Frantisek Fadrhonc, che aveva conquistato la qualificazione, ma non andava molto d’accordo con la dirigenza federale. Lo scopo che l’Olanda si prefigge è quello, senza mezzi termini, di vincere il Mondiale.
Naturalmente Michels conosce benissimo la maggior parte dei giocatori, avendoli allenati all’Ajax e sa perfettamente come schierarli in campo. L’Olanda viene inserita nel girone con Uruguay, Svezia e Bulgaria. Nella prima partita una doppietta di Johnny Rep liquida l’Uruguay, mentre nella seconda, contro la Svezia, l’Olanda è meno brillante del solito e fa 0-0, che sarà anche l’unico pareggio di quel Mondiale per gli Orange. Nella terza partita, l’Olanda ritrova sé stessa e regola la Bulgaria con un perentorio 4-1, con due rigori segnati da Neeskens e gol di Rep e De Jong. L’Olanda si incarica anche di segnare il gol della Bulgaria, grazie ad un’autorete di Krol.
Cruijff e compagni passano agevolmente il turno vincendo il girone. Il regolamento di quel Mondiale non prevede né i quarti, né le semifinali, ma due ulteriori gironi a 4. I nuovi avversari sono niente meno che Argentia e Brasile, oltre alla Germania Est, vincitrice a sorpresa del derby con i padroni di casa; l’1-0 con gol di Sparwasser ha fatto epoca. L’Olanda affronta per prima l’Argentina che ci aveva eliminati, grazie ad un gol in più segnato contro Haiti.
Non è una grande squadra e anche in quel caso il commissario tecnico che l’aveva portata al Mondiale non è più in panchina. Infatti, Omar Sivori, inviso al presidente Juan Domingo Peron, nel frattempo tornato al potere, era stato sostituito da Vladislao Cap. In campo non c’è storia: l’Olanda vince 4-0 con i primi gol di Cruijff ad un Mondiale (2), oltre a Krol e Rep. Nella seconda partita del girone, l’Olanda affronta la Germania Est, che forse aveva un po’ esaurito le sue forze, appagata probabilmente dalla vittoria contro quelli di qua dal muro. Il risultato finale è di 2-0 per gli arancioni, con gol di Neeskens e Rensenbrink. La partita contro il Brasile è quella che decide chi andrà in finale.
Le due squadre si presentano a pari punti, anche se la differenza reti premia abbondantemente l’Olanda. Non essendoci le semifinali, la vincente del girone avrebbe giocato la finale per il titolo e l’Olanda si presenta all’appuntamento, avendo a disposizione due risultati su tre. Il Brasile è la squadra campione uscente, ma non ci sono molti superstiti del 1970. Ci sono ancora Piazza, Jairzinho e Rivelino, mentre gli altri sono quasi tutti nuovi e soprattutto non c’è più Pelè, che ha lasciato la Nazionale dopo la vittoria contro l’Italia di quattro anni prima.
L’Olanda scende in campo senza alcun timore riverenziale e alla fine conquista il risultato con un 2-0, grazie ai gol di Neeskens e Cruijff. Olanda in finale: era quello che tutti si aspettavano. Lo spettacolo che gli uomini di Michels interpretavano in campo aveva stregato tutti e chiunque avrebbe scommesso sull’Olanda campione del mondo; quella sembrava la logica conclusione di quel Mondiale. Ma non bisogna mai fare i conti senza l’oste, specialmente se quell’oste è la Germania. Se l’Olanda aveva il genio calcistico di Cruijff, la Germania aveva dalla sua un altro genio calcistico, Franz Beckenbauer, che non a caso veniva definito Kaiser, soprattutto per le sue eccezionali doti di leadership. Il percorso dei Tedeschi, aveva avuto un intoppo nel derby, ma poi tutto era filato liscio. La Germania aveva ottenuto tre vittorie nel girone di semifinale: 2-0 alla Jugoslavia, 4-2 alla Svezia e 1-0 alla Polonia.
La finale si gioca allo stadio Olimpico di Monaco di Baviera, il 7 luglio. L’arbitro Taylor, inglese, fa notare prima dell’inizio della partita, che mancano le bandierine del calcio d’angolo, una svista che scalfisce quella percezione di organizzazione perfetta che i Tedeschi hanno di sé stessi. Calcio d’inizio. Nei primi due minuti gli Olandesi manovrano senza fretta, apparentemente annoiati. All’improvviso parte Cruijff palla al piede, entra in area in percussione e Vogts lo atterra: calcio di rigore, il primo della storia in una finale mondiale. Johan Neeskens non sbaglia e l’Olanda è già in vantaggio dopo soli due minuti; sembra tutto già scritto. Al 25° la Germania sviluppa un’azione sulla sinistra; Holzenbein avanza palla al piede e stranamente non viene pressato, entra in area e Janssen affonda il tackle in scivolata, ma in ritardo; altro rigore, stavolta per i Tedeschi. Si incarica della battuta Breitner che incrocia di destro e Jongbloed nemmeno si muove: 1-1. L’Olanda pian piano si spegne, Cruijff non è brillante come al solito, controllato da Vogts sia con le buone, sia con le cattive, un po’ come Gentile con Maradona a Spagna ’82. Del calcio totale degli Olandesi se ne vede poco. Verso la fine del primo tempo, Bonhof scatta sulla destra e crossa; Gerd Muller, in mezzo all’area è il più lesto ad impossessarsi del pallone, si gira e infila ancora Jongbloed che anche stavolta non accenna a tuffarsi. Si va al riposo sul 2-1 per i Tedeschi e mentre rientra negli spogliatoi, Cruijff viene ammonito per proteste. Il nervosismo si impadronisce di lui, il non poter giocare alla sua maniera lo sta logorando. Nel secondo tempo la Germania controlla e alla fine porta a casa il risultato. Così anche l’Olanda di Cruijff e Michels non riesce a laurearsi campione del mondo, allineandosi in questo all’Austria anni ’30 e all’Ungheria anni ’50. La Germania è invece la prima a laurearsi Campione del Mondo, mentre è Campione d’Europa in carica. L’Olanda avrà, quattro anni più tardi, l’occasione di giocare un’altra finale mondiale. Nel 1978, la squadra allenata dall’austriaco Ernst Happel, ma senza più Johan Cruijff, giocherà la finale, ancora con i padroni di casa, questa volta l’Argentina. Si scontrerà contro un clima pesantissimo, dovuto all’ingombrante presenza della dittatura militare, che ovviamente voleva a tutti i costi l’Argentina campione e purtroppo l’avrà. Rinus Michels però riuscirà almeno parzialmente a rifarsi nel 1998, quando ancora nello stesso Olympiastadion di Monaco, riuscirà a vincere l’Europeo. È la vittoria del trio milanista Gullit, Rijkaard e Van Basten, con quest’ultimo autore di un gol fra i più belli della storia del calcio, nella finale contro l’ultima Unione Sovietica di Valerij Lobanovskyj. Nel 2-0 finale, il primo gol porta la firma di Ruud Gullit. Questo titolo europeo è a tuttora l’unica vittoria dell’Olanda che negli anni successivi non ha più trovato queste generazioni di fuoriclasse, forse irripetibili.
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