Euro 2016: Bonaventura e Jorginho a casa, scatta la polemica sul web
Di Emanuele Saccardo“La lista dei 23” potrebbe essere il titolo di un film, plausibilmente un thriller. Fino a ieri sera – per quelli che ancora non avevano sbirciato il portale Ansa – l’elenco dei convocati da Conte per l’imminente Europeo francese somigliava davvero a qualcosa che fa rima con spy story. Mezze frasi, parziali rivelazioni, qualche spiffero, smentite e contro smentite. Poi, in diretta nazionale su Rai 1, ecco l’ufficialità – per chi aveva già letto il sito Ansa, il segreto di Pulcinella – : a casa Jorginho e Bonaventura, fiducia a Motta.
Come sempre dalle nostre parti (ma non solo da noi) si è subito scatenato il coro degli indignati, degli specialisti social esperti di tastiere: Motta è lento, il numero 10 a lui è un insulto a Totti e compagnia bella, Bonaventura è l’unico milanista che si è salvato, Jorginho stava bene, almeno Montolivo si è rotto. E via di questo passo. Tutto opinabile, per carità, ma qualche dubbio in effetti viene.
Se è vero che il c.t. ha dovuto fare i conti con le pesanti defezioni di Marchisio e Verratti, e che quindi le sue scelte dovevano pendere su centrocampisti duttili in grado di ricoprire più ruoli (costruzione, interdizione e fantasia), poco si spiega la decisione di rispedire a casa Bonaventura. Lui su tutti, perché è stato il solo rossonero che quest’anno ha regalato qualcosa in termini di fantasia e duttilità allo scalcinato Milan. Ci poteva stare il ballottaggio con Bernardeschi (aggregato ufficialmente per la spedizione), certo; ci poteva stare il dubbio, sicuramente. Ma a fronte dello scarso dinamismo di Motta, designato come numero 10 e quindi cervello del nostro centrocampo, forse si poteva optare per la coppia Bonaventura-Bernardeschi al suo posto. Di Motta non si discutono qualità tecniche ed esperienza, tuttavia c’è la fondata possibilità che l’italo-brasiliano possa andare parecchio in difficoltà contro, per esempio, quelle pesti della Nazionale belga.
Discorso analogo per Jorginho, nel suo caso gioca a sfavore la minore duttilità tattica rispetto a Bernardeschi e l’abnegazione in fase difensiva ancora da perfezionare: un Europeo non è l’occasione adatta per fare esperimenti; Motta e De Rossi, rientrato prepotentemente nel giro azzurro, offrono comunque garanzie superiori. Per qualcuno ha fatto anche scalpore la convocazione di Sturaro: il centrocampista della Juventus è un altro di quei giocatori tanto cari a Conte, soprattutto sotto il profilo del temperamento.
Sappiamo di partire a fari spenti; sappiamo come questo aspetto ben si adatti alle nostre qualità; sappiamo quanto Conte prediliga uomini e calciatori che siano in grado di lottare con il coltello tra i denti: la qualità serve ma non è indispensabile. E, anche volendo, in questo periodo storico non è semplice rintracciarla. Sappiamo anche come, in alcuni casi, i grandi esclusi ci portino fortuna: la querelle Pruzzo del 1982 parla da sé (per dovere di cronaca va detto che Bearzot non lo convocò mai per nessun campionato del Mondo, a prescindere dai titoli di capocannoniere).
Non sentiamoci soli, dopotutto: anche il c.t. spagnolo, il pluridecorato Del Bosque, ha il suo personale strascico di polemiche per aver escluso gente come Isco (fresco campione d’Europa con il Real) Saùl Niguez e il talismano Fernando Torres (freschi vice campioni con l’Atletico). Per non parlare di Reina, Callejon e Borja Valero, volti assai noti dalle nostre parti. Impossibile accontentare tutti. Impossibile prevedere quanti di quelli scontenti saranno, casomai, abbastanza rapidi a salire sul carro del vincitore.
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