Champions: finale storica per l’Atletico, Mourinho ko
Di Emanuele SaccardoChelsea – Atletico Madrid 1-3 (and. 0-0, tot. 1-3)
36′ Torres (C), 44′ Adrian (A), 60′ rig. Diego Costa (A), 72′ Arda Turan (A)
Simeone ci è riuscito: entra nella Storia del calcio dalla porta principale conquistando l’accesso alla finale di Champions League 2014, dando una lezione di calcio al Chelsea del più titolato Mourinho. Quarant’anni dopo l’unica finale disputata dai Colchoneros (persa contro il Bayern Monaco, oggi costretto a curarsi le ferite di una cocente eliminazione), il Cholo avrà l’opportunità unica di giocarsi il titolo continentale affrontando l’altra squadra della capitale iberica, il Real di Ancelotti.
Madrid caput mundi, dunque. A Lisbona, il 24 maggio, sarà la città spagnola a farla da padrone, dopo aver dettato legge in mezza Europa dagli ottavi di finale sino a qui; Simeone contro Ancelotti, come dire Inter contro Milan per un passato che i due hanno diviso sulle due sponde del Naviglio. Nella quinta finale tra due club dello stesso Paese – ma la prima assoluta tra concittadine – Rojo-blancos e Merengues riproporranno un derby spagnolo a distanza di quattordici anni, dopo quello che vide scontrarsi lo stesso Real Madrid e il Valencia nel 2000.
Una grande soddisfazione per il popolo dell’Atletico e, immaginiamo, per due giocatori in particolare: Diego e Thiago Mendes, calciatori ingurgitati e poi sputati dal calcio italiano e dalla Juventus in particolare, nella quale non riuscirono mai ad ambientarsi fino in fondo. In un mondo del pallone che prende sempre più l’accento iberico (anche in Europa League è certa la presenza in finale di una spagnola, Siviglia o Valencia), gli altri stanno a guardare, s’interrogano sui propri errori e su come colmare il gap.
Ci starà pensando Mourinho, per il quale i bonus con la fortuna si sono esauriti nella gara di andata al Calderòn: il catenaccio andò bene sette giorni fa, ieri sera a Stamford Bridge è stata tutta un’altra storia. L’illusorio vantaggio firmato Torres (ex dell’Atletico, parco nei festeggiamenti per il rispetto che nutre verso chi lo ha lanciato nel grande calcio) è stato un pugno di neve scioltosi in fretta sotto il sole abbacinante di Adrian, Diego Costa e Arda Turan. Non sempre giocare male porta a risultati, Mourinho se ne dev’essere reso conto; e non sempre i cambi dalla panchina risolvono a favore l’inerzia di un match: Eto’o, scudiero dello Special One sin dai tempi interisti, lo tradisce nel momento topico della gara causando un rigore con una sciagurata entrata in area. L’assioma per cui un attaccante non dovrebbe mai difendere nei propri ultimi sedici metri trova conferma nel sacrosanto penalty trasformato dagli ospiti, vera pietra tombale sulla sfida.
Il resto è attesa del triplice fischio finale, farcita dalle super parate di Courtois (beffardamente destinato a difendere in futuro la porta dei Blues) e dal miscuglio dei cori delle tifoserie. Mourinho non supera lo scoglio delle semifinali per la quarta volta consecutiva, Simeone gode di un primo traguardo da sogno, senza dimenticare che manca un niente a festeggiare il successo nella Liga. Il Real Madrid è avvisato.
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