Tanti applausi per Conte e la sua Italia, ma la qualità…
Di Emanuele SaccardoItalia – Inghilterra 1-1 (1-0)
29′ Pellè (It), 79′ Townsend (In)
Lo avevamo anticipato ieri: Italia contro Inghilterra non è mai stata un’amichevole, figurarsi se in panchina hai un condottiero come Antonio Conte, uno abituato a prendersela se non vince anche le partitelle in allenamento – cosa della quale il popolo bianconero gli è ancora grato, visto che sono piovuti solo applausi per l’ex allenatore della Juventus. Lo spirito del c.t. venuto dalle Puglie si è trasferito perfettamente alla Nazionale, indipendentemente dagli interpreti che scendono sul terreno di gioco. I dettami di Conte sono seguiti pressoché alla lettera dai suoi ragazzi tanto che, a dispetto di una qualità magari non sempre da prima fascia, un avversario di livello come l’Inghilterra si è trovato spesso alle corde.
Il vantaggio della prima frazione griffato Pellé (secondo centro alla terza presenza in azzurro), uno avvezzo alle sportellate della Premier d’oltre Manica, le verticalizzazioni del discreto esordiente Valdifiori, la verve convincente di Eder e Vasquez, e la ricerca – su insistenza del c.t. – delle trame offensive sugli esterni, rappresentano le note più positive della serata dello Juventus Stadium.
Questo è il rovescio buono della medaglia, il carattere; l’organizzazione, lo spirito di sacrificio di tutti (esempio fulgido quello di Florenzi sulla corsia di destra). Poi però va considerato anche il the dark side, quello cui accennavamo inizialmente: la qualità per difetto. Lo specchio delle nostre mancanze è, se vogliamo, l’Inghilterra del secondo tempo: cambi di grande spessore (Townsend e Barkley) in grado di modificare l’inerzia del match, portando i Leoni di Sua Maestà al pareggio, firmato proprio dal centrocampista del Tottenham. Conte non può contare su di una Cantera dello stesso livello e non è un fatto che scopriamo questa mattina, prova ne sia la necessità di rispolverare l’antica e non sempre digerita pratica degli oriundi in azzurro.
Tuttavia ciò che manca in puro talento, viene compensato dall’abnegazione e anche questa non è una novità della mentalità di Conte. Come anticipato, tutti si mettono al servizio del progetto e addirittura nasce il rammarico di non aver chiuso una match che si era incanalato da subito a favore dell’Italia (eccettuata la traversa sporca di Rooney nel primo tempo). Anche nel finale, dopo il pari inglese e un paio di parate importanti di Buffon, gli azzurri avrebbero potuto strappare la vittoria con Antonelli, così come si sarebbe potuti andare sul 2-0 ad inizio ripresa (doppia occasione fallita da Eder e Pellè).
A Torino tra Italia e Inghilterra, fino a ieri, non era mai stato registrato un risultato di parità (nel dopoguerra un cocente 0-4, agli Europei del 1980 vittoria azzurra con gol di Tardelli, poi il trapattoniano 1-0 timbrato da Gattuso). Ma non è un risultato da buttare per noi, considerando sia il momento attuale del calcio italiano che la condizione della squadra di Hodgson, una tra le più in forma del Vecchio Continente (7 vittorie in 7 gare stagionali, punteggio pieno nel proprio girone di qualificazione a Euro 2016). Conte vede il bicchiere mezzo pieno: si allunga la sua striscia positiva in sella alla panchina dell’Italia, anche se nelle ultime 4 uscite sono arrivati 3 pareggi e i puristi del pallone storcono il naso. Certo anche il Commissario Tecnico mastica un po’ amaro, lui vorrebbe sempre vincere…
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